Jenna Sutela – nimiia vibié

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LP – PAN

Al di là della nostra coscienza e del nostro pianeta esistono mondi che val la pena d’esplorare? Alla domanda sibillina, che provoca un immediato straniamento, Jenna Sutela risponde con registrazioni d’una ipotetica prima lingua marziana, visioni di reti neurali e suoni decisamente sintetici e alieni. In nimiia vibié è un computer che veicola informazioni da questi spazi altri, mentre la sound artista utilizza in maniera non consueta interfacce di comunicazione e sistemi d’apprendimento automatico. La lingua che ne scaturisce si basa su un’interpretazione di dialoghi della fine del 1800 che si deve alla medium francese Helene Smith, una lingua che adesso è “interpretata” dalla stessa Sutela. La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile anche grazie al contributo di n-dimensions, un programma per residenze artistiche di Google Arts & Culture che si è tenuto al Somerset House Studios e per il quale vi è stata anche la collaborazione di Memo Akten e Damien Henry (due artisti e tecnologi creativi), di Miako Klein al contrabass recorder e di Shin-Joo Morgantini al flauto. L’effetto complessivo è affascinante pur se abrasivo, con voci spettrali o cantilenanti, soffi, sbuffi e registrazioni che paiono di provenienza meccanica. Quando il testo si fa più presente e pressante è impossibile comunque non pensare alla tradizione della scena spoken word, che qui è dipanata secondo uno schema narrativo che si presenta un poco estraneo e respingente, ricordando anche certi nastri mandati al contrario, il nano di Twin Peaks (the man from another place) e gli esperimenti spiritisti sul linguaggio di Brion Gysin e William Burroughs. Il flusso vertiginoso d’informazioni della contemporaneità, lungo le due tracce presentate, rispettivamente di quasi quattordici e dodici minuti, viene mitigato da un andamento narcotico e circolare. Sono in qualche modo messaggi da entità che di solito non possono parlare, ma nelle intenzioni dell’artista sposano anche le suggestioni “virali” della memetica. La sperimentatrice finlandese che adesso vive e lavora a Berlino non è nuova nel mescolare in modo critico materiali futuristici e antichi, sia negli audiovisivi che realizza che nelle installazioni e performance che la vedono protagonista. Forte è sempre nelle sue opere una certa struttura narrativa atta a stabilire relazioni simbiotiche fra differenti forme di vita, siano esse organiche o sintetiche.

 

Jenna Sutela – nimiia vibié