Vitor Joaquim – Impermanence

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Vitor Joaquim – Impermanence

Prende subito una sensazione d’inquietudine all’ascolto di “Here and Now”, prima traccia di questa ultima fatica discografica di Vitor Joaquim, sound artist che ricordiamo soprattutto per le sue uscite su Knivitu, Feld e Crónica Electronica. Se negli ultimi anni molti sono stati i cambiamenti paradigmatici nelle arti, nella società in generale e nella vita quotidiana – per non parlare poi di certi esiti prima inimmaginabili in ambito geo-politico – Joaquim sembra invece focalizzare la riflessione sulla mutazione a un livello molto più intimo e a suo modo ancora prioritario e reattivo. Nelle dichiarazioni che accompagnano il progetto e negli stessi suoni profusi nell’album è infatti palpabile una decisa svolta di rotta rispetto ai precedenti lavori. Le ambientazioni, insomma, si sono fatte più cupe e introverse, pur rimanendo qualitativamente assai significative, con le trame dei suoni opportunamente giustapposte, l’inserimento di parti vocali alquanto effettate e con iterate melodie combinate ipnoticamente. Se l’attualità sembra oggi essere più prevedibile, è il tema della decomposizione però a diventare un nuovo pungolo per lo sperimentatore portoghese, un approdo a scenari ancora più rarefatti. L’impermanenza è allora una cornice, un contesto, una delle possibili forme della transitorietà dei fenomeni: eventi sonori che in alcuni passaggi sembrano anche prendere sembianze quietiste, ma che infine sempre evolvono, spesso anche imprevedibilmente. C’è un po’ d’Oriente e qualche suggestione space fra i solchi, a sprazzi influenze vagamente dub che fanno capolino per poi mutare e diventare qualcos’altro. Quello che ci riporta tuttavia alla cifra stilistica distintiva di Joaquim è l’utilizzo di vari campioni vocali modificati in stretto connubio con il resto dell’elettronica dipanata, una soluzione che lo appassionava già tempo fa, quando le cesure erano più ambient. L’attenzione per come le cose evolvono negli anni non è però di certo vissuta in maniera passiva: ne è prova anche la cura per l’artwork, improntato su una USB-pen Visacard, tutta bianca e in plastica trasparente, che contempla inoltre una produzione limitata con sculture acriliche di Gui Grazina. Parte dei testi – come non citarlo – sono estratti da un’intervista di Arvo Part, “Modern Minimalists, with Bjork”, così come altri sample vengono da una tape letter o da una voce femminile ad arte predisposta. L’effetto è sempre splendido e poetico, insomma un album assolutamente da ascoltare ed avere.

 

Vitor Joaquim – Impermanence