Rudolf Eb.er – Om Kult: Ritual Practice of Conscious Dying – Vol. I

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CD – Om Kult

Quando certe sonorità rimandano dichiaratamente a “incantesimi psicomagici e istruzioni yoga occulte”, ma allo stesso tempo si rifanno anche a pratiche d’esoterici sottogeneri elettronici e noisy, non si può non pensare a William Seward Burroughs, che ci ricorda come tutte le arti – pittura, danza, musica, scultura – fossero originariamente delle forme d’interpretazione magica del “reale”. Le iterazioni elettroniche, la radicalità d’un loop ed il suo concatenarsi con altre trame possono allora diventare “rituali di pulizia psico-spirituale”, con frasi mandate al contrario, droni ipnotici, risonanze spettrali e crepitii vari. Insomma, in un’epoca oramai che è ben oltre il post-cyber ci ritroviamo ancora a maneggiare suggestioni che hanno a che fare con gli intrecci teorici fra primitivismo e tecnologia. Quello che è davvero insano è che tutto questo ancora ci coinvolga, l’approccio sciamanico e scientifico, la fisica delle onde elettroniche e l’esoterismo di stati meditativi indotti artificialmente. Ci si ritrova in un girone infernale di click, trattamenti industrial e scoppiettanti emergenze auditive, fra voci ad arte sfasate, frequenze taglienti e gutturali emissioni. Om Kult: Ritual Practice of Conscious Dying è solo la prima parte di una trilogia pianificata e che questi 31 frammenti siano solo l’inizio di un viaggio meditativo molto profondo, che sposa fisicità, coscienza, ambientazioni pseudo-realistiche, field recording e inquietanti fantasmagoriche pulsioni aliene. Ci sono innumerevoli trattamenti meno evidenti, anche agiti in momenti nei quali l’attenzione è più attratta da elementi forti e – seppure riteniamo che l’ascolto d’una simile produzione debba rimanere viscerale, non mediato da alcun concettualismo – l’equilibrio è sempre molto precario. Naturalmente questa interpretazione non ne esclude altre, perché le ragioni per trovare ingegnosa, interessante ed astratta l’uscita certo non mancano, alimentate dalla stessa spinta zen di Rudolf Eb.er e dal suo background filosofico e simbolico, elementi forse un tantino criptici ma che comunque si sentono attraverso i solchi, driblando le fascinazioni black metal, l’elettronica torbida e i trattamenti più grotteschi. Lo stesso artista-performer tiene a suggerire che “le idee dimenticate crescono nella mente inconscia e ricominciano a fiorire in maniera nuova”. Qualcosa di simile deve essere accaduto a Rudolf Eb.er dopo “Brainectar” – uscito nel 2014 – quando tutto un mondo ha iniziato a prendere forma completa, anche se in maniera inaspettata, con suoni e tecniche d’espansione della coscienza che vanno di pari passo causando sibillini effetti, sia estetici che metafisici.

 

Rudolf Eb.er – Om Kult: Ritual Practice of Conscious Dying – Vol. I