Zoe Mc Pherson String Figures

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LP – SVS

A marchio SVS – etichetta fondata nel 2013 da Benedikt Brachtel & Daniel Hermann-Collini, un progetto focalizzato sulla realizzazione di residenze artistiche e di una piattaforma di visibilità per i partecipanti a questi appuntamenti – è Zoë Mc Pherson, sperimentatrice per metà francese e per metà nord irlandese, adesso di base a Bruxelles, a presentare un album che grazie alla collaborazione con la videomaker Alessandra Leone brilla d’una spiccata vocazione transmediale. La rarefatta ma anche aspra ossessione è quella d’un incontro tra fascinazioni organiche ed elettroniche, tradizioni dalle connotazioni etniche e derive digitali. Intreccio che nell’apporto della Leone non può essere ridotto solo ad un accattivante accompagnamento visivo – del quale finora è fruibile solo la prima puntata di una serie annunciata di sette capitoli. La combinazione delle sequenze sonore, il canto, i gesti delle mani nella pratica del cat’s cradle, la gestualità delle dita e dei corpi, nonché le trame create dai fili in un astratto e concettualizzato bondage, mettono letteralmente in campo quelle che sono state le idee ispiratrici dell’opera. La Mc Pherson ha immaginato “un indigeno del futuro”, mescolando animazione generativa, motion capture, danza e performing art, facendo collaborare fra loro coreografi, ballerini, costumisti e tecnici 3D, oltre ai musicisti ed ai tecnici del suono che dal vivo hanno partecipato alle riprese. Alessandra Leone ha splendidamente assecondato questa visione e ha saputo rendere in immagini e movimento una progettualità artistica che altrimenti sarebbe rimasta prettamente di matrice audio-virtuale. È ricco d’ispirazione l’andamento lungo le sette tracce, che danno vita a questo viaggio onirico, e va a comporre una sorta di puzzle etno-musicale in bilico tra miscele eclettiche, word music e forte ritmicità, partiture sonore che non sono prive di dense suggestioni space e automatizzate cadenze, efficaci vocal e trasalimenti concettualisti. “Tell me the story”, sussurra viziosamente in guisa spoken word l’autrice all’inizio del primo brano in scaletta – “i. Sabotage Story (unknot opening)” – e la narrazione rifulge un po’ sacrale, ipnotica, mutaforme e trippy, o altrettanto malsanamente noisy e ritmica in “Komusar (moving)”, dove è il primitivismo ad essere sottolineato. In altri passaggi di String Figures sembra essere la sperimentazione elettronica a prevalere, comunque imbevuta d’un forte lirismo e di una musicalità arcaica.

 

Zoë Mc Pherson – i. Sabotage Story (unknot opening)

 

Zoë Mc Pherson – String Figures