Jacques Rancière – The Groove of the Poem, reading Philippe Beck

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Univocal/University of Minnesota Press, ISBN-13: 978-1937561697, English, 100 pages, 2016, USA

Il rapporto tra il mondo della musica e quello della letteratura è stretto, grazie ai suoni condivisi, a qualche tipo di struttura, e soprattutto all’immaginario che entrambi hanno costruito per destare. La poesia in particolare può essere estremamente informativa sulla produzione di suoni con il proprio uso delle parole e del ritmo. Philippe Beck è un poeta francese, che ha collaborato con musicisti su varie opere tra cui musica contemporanea e acusmatica. Egli compone poesie che possono essere evocative, soprattutto se legate al suono. E’ quello che a un certo punto Rancière, scrivendo e curando questo libro, descrive come una “virtualità dell’incanto e dell’istruzione”. La capacità di Beck di creare un’immagine sonora nel suo uso delle parole risuona effettivamente nella nostra mente. Come per le opere d’arte concettuale che evocano l’arte che poi si forma nella nostra immaginazione, qui i suoni vengono trasmessi attraverso una sofisticata articolazione e poi suonati attraverso meccanismi che risiedono nella nostra mente. Si tratta di un dispositivo sofisticato, molto diverso dalla poesia sonora esplicita o astratta, che sono direttamente rivolti alle nostre orecchie. Nella sua “Musica”, per esempio, si descrive l’attraente potere istintivo della musica e l’azione di un’ascia è accoppiata con un’arpa eolica. Questa qualità, insieme alla struttura del suo lavoro, viene qui discussa attraverso analisi e conversazioni. Ma la sua poesia è un esempio di come possiamo immaginare la sound art usando il linguaggio come mezzo di trasmissione e la nostra mente come strumento di gioco e possibilmente anche di memorizzazione.