Luca Forcucci – The Waste Land

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Cassette – Crónica

The Waste Land di Luca Forcucci, uscita in cassetta e in digital download per la Crónica Electronica, prende le mosse da un invito a comporre una colonna sonora di 20 minuti per un film documentario. Il compositore e sound-artista italo-svizzero menziona il seminale impulso di tale componimento, ma mantiene uno studiato riserbo sul divulgare ulteriori informazioni a proposito. Un simile atteggiamento si comprende, forse, proprio riflettendo sul fatto che a loro volta i sei minuti di field recording, ricevuti come documentazione dal musicista, non fossero accompagnati da nessuna nota e indicazione di sorta, funzionando però in maniera abbastanza sorprendente come un amplificatore di percezioni auditive, stimolando quasi una precisa narrazione, dei quadri visivi, qualcosa che si potrebbe definire come “un film mentale”. Si passa poi all’ispirazione di una miniera di carbone – questo ci è dato sapere a proposito della seconda composizione, “Voices from the Coal Mine” – e fra i fantasmi evocati dall’artista c’è anche idealmente Alvin Lucier, il compositore statunitense che più ha conferito dignità al concetto di installazione sonora. Forcucci è uno specialista in questo genere d’approccio ed è assai attento alle relazioni in gioco tra il suono e lo spazio, soprattutto di quelle che interagiscono in contesti indotti da precise tipizzazioni. Tutto ciò probabilmente non lo spinge ad esplicitare in maniera sempre diretta tali rapporti, evolvendo le metodologie site-specific in virtù più dei loro esiti poetici-formali che non degli aspetti documentaristici o relativi alle strutture linguistiche investite nel lavoro di ricerca. Il crinale fra queste operatività è molto labile e altrettanto sfumata è qui la resa dei suoni, spesso granulari, stratificati, risonanti e mutevoli, segnati da sequenze scure e intriganti. In “My Extra Personal Space” a fungere da idea-guida sono invece le derive urbane dei flâneur e l’intimismo baudelairiano, sensibilità che inaugurano “il moderno” nell’arte e nella conoscenza di matrice
metropolitana: passages che oggi chiamiamo soundwalking, quando modulati in ambito auditivo e convergenti alla cattura di suoni anche naturali (la costa della Normandia in questo caso). Siamo di fronte ad esplorazioni sonore, dunque, che nel complesso coinvolgono l’ascoltatore in interessanti ed avvincenti reportage sensoriali.

 

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