martiensgohome – Vingt

martiensgohome-vingt

six sound cards – not on label

Il non metaforico “spessore” di un’uscita come Vingt è lo stesso di raccolte ultradecennali ed a tutta prima ciascuno dei sei cartonati differentemente colorati che distinguiamo nel package sembra racchiudere almeno un cd. Ad una più attenta ricognizione però le confezioni, ognuna a sua volta ulteriormente incellofanata, altro non nascondono che rispettive sound card, attivabili aprendo a libro ogni singolo modulo e altrettanto disattivabili quando le confezioni vengono simmetricamente richiuse. Per qualsiasi consumatore di musica – che abbia avuto esperienza delle trasformazioni epocali delle ultime due decadi – il riferimento immediato è al concetto di sound loop e a come questi “elementi sintattici” combinati assieme possano dar vita a una composizione a sé stante (è questo il paradigma di tutte le DAW sample based e delle groove machines, come pure una similare suggestione ha percorso ambiti extramusicali, basti pensare alle arti visive o a discipline che preferibilmente utilizzano clip, come il vjing). Ovviamente non è tuttavia indispensabile un tale background: anche un bambino oggigiorno – in quanto nativo digitale a suo agio con l’abitudine a strutture modulari oggetto d’iterazioni – saprebbe intuitivamente far proprio il concept del progetto, un chiaro invito ad utilizzare senza mediazione alcuna tutti i suoni che sono stati predisposti dagli “autori”, membri del collettivo martiensgohome (alias che necessariamente va scritto con la m minuscola), sperimentatori avvezzi anche all’utilizzo di field recording, improvvisazioni free form e diavolerie circuit bending (tutte tecniche che utilizzano in un programma radiofonico FM in quel di Bruxelles, una delle capitali mondiali per questo tipo di ricerche sonore). Vingt, che è stato originariamente creato per un’installazione che celebri i vent’anni d’attività del non convenzionale ed eclettico ensemble, ad alcuni farà l’impressione di poco più che un simpatico divertissement sonoro, eppure bastano pochi minuti di “sintonia” per farsi risucchiare nel suo vortice di gioco e manipolazioni, sorpendendosi nell’aprire e richiudere a tempo i differenti “menù”, ognuno caratterizzato da suoni sibillini, spesso indecifrabili ma efficaci nell’inneggiare a una sorta d’artigianato elettronico e alla sua suggestione d’altrettanti atipici archivi sonori, da poter svelare quasi magicamente, senza fili e connessioni alcune.

 

martiensgohome – Vingt