Sean Cubitt – Finite Media: Environmental Implications of Digital Technologies

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Duke University Press, ISBN: 978-0822362920, English, 256 pages, 2016, USA

I sistemi digitali hanno causato, col tempo, una relazione che può essere considerata molto vicina alla pura “devozione”. Siamo interessati ai rituali ipnotizzanti di cui riempiamo la nostra vita, ma essi hanno la proprietà di renderci completamente insensibili agli straordinari sprechi di risorse sociali e naturali che implicano e provocano o come Cubitt afferma nel testo, noi pensiamo “che la merce dei consumatori non ha storia”. Questo libro esamina l’infrastruttura globale digitale e il suo mantenimento economico attraverso la sua vorace necessità di energia e materie prime da un lato e la privazione dei poveri lavoratori dall’altro. Fin dall’opera precedente Ecomedia (2005) Cubitt ha indagato le dimensioni teoriche di ecologia, media e arte con un approccio intrecciato. È semplice riconoscere le due parti principali in cui è suddiviso il libro. Nella prima, l’esposizione di verità inquietanti coinvolge un ampio spettro di campi connessi, e rafforza il fatto, attraverso dei casi di studio, che non possiamo limitare il tema dell’ecologia soltanto alla natura, ma occorre includere anche gli “ambienti secondari” dei media e della tecnologia. La terrificante combinazione dei fatti e delle cifre in questa parte è messa insieme con il conseguente sviluppo nella seconda parte di un rigoroso approccio politico e filosofico, che porta al sostegno di “una estetica eco-politica mediatica”. Questo libro può essere attribuito a queste essenziali idee; dal momento che il concetto di limitatezza declinato nel proprio titolo, richiede un più ampio e efficace ambientalismo, comprendendo finalmente tutte le parti tuttora fondamentali del suo discorso.

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