Eric La Casa – Paris Quotidien

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CD + 64 pages booklet – Swarming

Sono tre le lunghe suite – tutte oltre i venti minuti, l’ultima di quasi trenta, accompagnate da un booklet prevalentemente fotografico di 64 pagine, compreso in un elegante artwork cartonato e a marchio Swarming – a completare questa uscita di Eric La Casa, che proprio sulla sua stessa etichetta, creata nel 2009 insieme a Philip Samartzis e con Jean-Luc Guionn, ha voluto render merito alla bellezza ed al fascino auditivo della sua amata Parigi. I concetti esplorati da Eric La Casa in questa ricerca sul dna sonoro della capitale francese riguardano esplicitamente il tema dell’abitare, pensato dallo stesso autore come “una storia di un ambiente normale”, quindi scevro dalla retorica o dalla grandeur di un’esposizione “tipologica” (o ancor peggio storica o turistica). Lo stesso autore sembra rimarcare quanto “in contrasto con un indirizzo virtuale” quello che lo intriga è proprio “a questo indirizzo”, “in questo palazzo”, decisamente più interessato nel dire qualcosa che abbia relazione diretta con la sua esistenza spicciola. Qual è il significato di vivere in un determinato luogo? Il valore simbolico di una grande città ha in qualche modo relazione con un’esperienza così intima e parcellizzata come quella unicamente del registrare dati auditivi provenienti dal proprio ambiente domestico e dall’immediato circondario? Sicuramente Eric La Casa lo crede – a suo modo – seppure questa presa di posizione appaia più “politica” che effettivamente rappresentativa d’un inprinting metropolitano legato a precise correnti “vibrazionali”, una sorta di “genoma sonoro” che varia di città in città (secondo un modello derivativo di matrice psicogeografica). Quello di La Casa è allora – ad arte – un inventario temporaneo e localizzato di eventi minimi, dispensato in una struttura fondamentalmente narrativa, seppure astratta, mediata dall’esperienza auditiva dello stesso sound-artista, una singolarità che può permettersi d’affermare “l’ascolto qui è l’abitante di un anno”. Eric La Casa sa benissimo quanto la percezione della realtà abbia ampliato il concetto di ciò che significa fare musica oggi e si permette appena qualche libertà rispetto a questa evoluzione teorica. Ad esempio la libertà di partire da se stesso, di mettere in musica la sua vita, i luoghi e le situazioni che gli sono quotidiane: l’appartamento, il fluire delle giornate, la sintonia con l’esterno, “il corpo” dell’ascolto e la sua posizione, la coabitazione infine, perché come magistralmente sottolinea, “vivere in città, per prima cosa, significa accettare di essere dei coabitanti”.

 

Eric La Casa – Paris Quotidien