Oren Ambarchi – Hubris

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CD – Mego

Oren Ambarchi, Crys Cole, Will Guthrie, Arto Lindsay, Joe Talia, Ricardo Villalobos e Keith Fullerton Whitman senza ombra di dubbio danno vita a una collaborazione assai speciale e anticonformista, innervata da ritmi ripetitivi (probabilmente raccordati proprio dal maverick cileno, maestro di minimal e microhouse, artista originale in ambito dance-elettronico, famoso per le sue controverse performance, amato o odiato a seconda dei differenti palcoscenici). Per l’occasione le sequenze di Hubris – invece – vengono innestate da influssi krautrock e lampi schizoidi di blues, nonché da variazioni free form, sussulti questi ultimi che sembrano indotti dall’ex chitarrista no wave dei DNA. Le sonorità sono magistralmente dispensate nelle due lunghe pieces, “Hubris, Pt. 1” e “Hubris, Pt. 3, composizioni fra le quali è adagiato un interludio di due minuti, una sorta di ninna nanna ispirata e con frammenti vocali di una conversazione casuale. Il tutto sembra universalmente connettere bilanciate energie che fanno riferimento al minimalismo tradizionale, al jazz, al rock e alla musica elettronica. Infatti – non a caso – Oren Ambarchi, ebreo di origini irachene nato in Australia, è un multi-strumentista, un batterista solo di recente passato alla chitarra: il suo approccio sembra sviluppare una strategia collaborativa che ricorda mantra ipnotici (ricordate Steve Reich o La Monte Young?), una sorta di spaced out music ammendata per le nuove generazioni e ricca di sovrapposizioni ritmiche di cellule melodiche, passaggi lirici e contemplative atmosfere. Delle due lunghe suite la seconda è quella più “musicale” e dove il combo testa più raffinate contaminazioni, seppure a nostro avviso è la prima ad essere più cerebrale e rigorosa. Evidentemente è proprio questa la zona liminale ad essere esplorata, al confine tra improvvisazione e serialismo, drone e space music. Alla Mego di Peter Rehberg sono avvezzi a tali interconnessioni di generi e non deve nemmeno fin troppo stupire che il minimalismo krautrock sia sposato con guidati ritmi disco-funky e strati di bassi, lambendo il fuzzy e la psichedelia: a queste latitudini tutto può succedere e infine è bello perdersi anche in un ascolto scevro da troppa teoria, rincorrendo lo stesso gioioso spirito sperimentale che evampa dall’inconsueta ensemble.

 

  • Oren Ambarchi – Hubris Pt. 1
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  • Oren Ambarchi – Hubris Pt. 2
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  • Oren Ambarchi – Hubris Pt. 3
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