Yuk Hui – On the Existence of Digital Objects

yuk-hui

University of Minnesota Press, ISBN-13: 978-0816698912, English, 336 pages, 2016, USA

La natura inscrutabile degli “oggetti digitali”, che sono essenzialmente dati ma anche prodotti industriali, può portare a considerare questo termine come una sorta d’ossimoro. D’altra parte, questa definizione descrive in modo costruttivo una relazione che inevitabilmente intreccia entità sia non umane che umane, esattamente come è comune e quotidiana esperienza per gran parte delle popolazioni cosidette civilizzate. Yuk Hui sviluppa in questo saggio un’appassionante indagine filosofica su tali oggetti, una trattazione che va ben oltre la già ampia definizione di digital humanities (disciplina abbastanza recente che scaturisce dal connubio di conoscenze umanistiche e informatiche). In particolare si tratta di un’analisi dell’ontologia e dell’evoluzione delle forme di linguaggio, attraverso le teorie degli oggetti di Heidegger e di Simondon. I due filosofi sono appropriatamente accostati, poiché le loro teorie si oppongono – a volte – e sono situate in campi del pensiero differenti. Quindi – in linea ipotetica – Heidegger e Simondon forniscono un efficace background sul quale costruire poi una teoria degli oggetti digitali, speculazione da considerare come il soggetto che è matertia della filosofia, dopo l’oggetto naturale e l’oggetto tecnico. Da lì il testo si apre e parte da una molteplicità di altri filosofi e rispettive teorie, tra cui alcune certo più recenti. In questo saggio veramente interdisciplinare la filosofia e l’informatica non sono mai sottoposte l’una all’altra, ma vengono messe in relazione in un dialogo costante, che coinvolge considerazioni esemplari sullo spazio e sul tempo (attraverso i quali tali discipline si rapportano con gli oggetti fulcro dell’analisi). Hui svela l’agenda politica di “portare la società uniti” dove “le tecniche possono essere ri-inscritte nella cultura”, condotte attraverso uno studio chiaro e documentato.