Randomly Generated Social Interactions, autocratic speed dating

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Cosa ci guadagniamo o perdiano nel “rinunciare alla nostra agenzia sociale a favore di un software per computer”? Questa è la domanda centrale di Randomly Generated Social Interactions di Anastasis Germanidis. Il progetto che ne risulta svela in modo incisivo come lo scambio collettivo sopravvive all’assalto di restrizioni formali, mostrando come tutti lottiamo in quanto esseri sociali nel mantenenere una comprensione condivisa di ciò che per noi significa conversare. Randomly Generated Social Interactions induce i partecipanti a impegnarsi in un autocratico e perverso gioco di speed dating utilizzando i personali smartphone per accedere a un sito web del progetto che offre un’identità casualmente combinata, costituita da nome, età, professione e “capriccio di personalità”. I partecipanti sono poi costretti a interagire con gli altri, assecondando il ruolo che gli è stato imposto, ricevendo comandi allo scopo di precisamente colloquiare e comportarsi durante la specifica relazione in corso. Questi comandi sono anche casualmente combinati da un elenco predefinito di possibilità e comprendono non solo scambi verbali ma anche attività fisiche, con alcune “povere anime” alle quali è assegnato il compito di fare flessioni o alle quali viene chiesto di urlare, drammaticamente sembrar deboli, ballare o saltare. Nel lavoro di Germanidis si astrae il contenuto dello scambio colloquiale e lo si de-contestualizza. In tal modo il lavoro si propone di fornire una temporanea e reciprocamente accettata “terra di nessuno”, funzionale ad innescare modalità di connessione più profonde. Ciò che è visceralmente evidente ed è constatabile dalla documentazione della performance è come la socialità trova sempre un modo per essere espressa. È così che, a fronte del non familiare, del disagio, dell’imbarazzante o anche della noia, negozieremo la nostra comunicazione attuale intorno ai vincoli di un’attività. I partecipanti alla performance – non a caso – sono allora costantemente impegnati in stimoli sociali innestati sugli stessi confini dell’interazione. Le piccole interazioni di contatto con gli occhi tradiscono una continua ricerca del consenso, “stiamo facendo questo insieme”, “questo è ridicolo, mi hai capito!”, in contrasto con il contenuto a volte abrasivo o di mancata collaborazione del testo vero e proprio. I partecipanti di tanto in tanto rompono gli schemi delle istruzioni che sono state impartite o chiedono conferma e quando sono nel ruolo portano avanti con diversi gradi di impegno o di resistenza quello che gli è stato assegnato. In un certo senso i risultati di questo lavoro non sono nuovi, tuttavia. Il sociologo Harold Garfinkle, attivo dalla fine degli anni ’60 e nei primi anni ’70, ha già dimostrato infatti il lavoro di manutenzione costante che in quanto comunicatori operiamo nel dare un senso alle cose. Durante i cosiddetti “esperimenti che violano” i partecipanti hanno rotto le regole della normale conversazione, per esempio con la richiesta di chiarimenti inutili o d’idiomi non comunemente compresi. Nel lavoro di Germanidis è dipanato in maniera abbastanza evidente un simile principio e i motivi di scambio sono innaturalmente negoziati mentre i partecipanti ingaggiano un lavoro di tacito e sottile riadattamento, modulando in differenti maniere le richieste del software. Ciò che è originale, naturalmente, a proposito del progetto, è il suo rapporto con le varie forme di comunicazione contemporanea: l’identità testuale ad esempio o la selezione di risposte da un menù a discesa. L’insoddisfazione che sentiamo vincolando a preconfezonati e inappropriati percorsi la nostra comunicazione è pari solo alla nostra creatività nel tentare di “lavorare” intorno queste stesse imposizioni. Proprio come i nuovi prodotti tecnici o i servizi digitali sono avvolti in inaspettate convenzioni d’utilizzo così Randomly Generated Social Interactions ci ricorda che lo scambio fra esseri umani sia refrattario a ogni esplicito gravame. Tom Schofield

 

Anastasis Germanidis – Randomly Generated Social Interactions