Giovanni Lami – Bias

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CD + Booklet – Consumer Waste

Pubblicata dall’etichetta inglese Consumer Waste, quest’ultima uscita del ravennate Giovanni Lami – artista del suono e musicista a suo agio con paesaggi sonori e concetti di suono-ecologia – subito ci sorprende per l’esplorazione delle potenzialità timbriche dei nastri magnetici. Il tema ci riporta ad un’avanguardia vintage, essendo stati i registratori a nastro il medium d’elezione nella ricerca sonora per diversi decenni. Giovanni Lami inizia proprio da alcuni nastri magnetici, sepolti in tre siti diversi in Austria, Grecia e Italia: su questi scarti, riadattati e utilizzati su diversi registratori a nastro – principalmente un paio di Nagra IV-SJ – ricostruisce una crepitante, silenziosa e spuria narrazione. È stata proprio la terra fangosa che ha degradato in maniera fuzzy il materiale ferromagnetico e il supporto in plastica del nastro, sebbene non sappiamo esattamente – perfino consultando il booklet allegato – se l’autore abbia assemblato molte registrazioni o se abbia manipolato quei reperti in modo rispettosamente “autoctono” (elaborando cioè precisi montaggi da nastri che provengono solo da uno specifico dissotterramento). Nelle sedici pagine del risographed booklet invece – risograph è un sistema di stampa digitale ad alta velocità che fu creato negli anni ottanta principalmente per grandi volumi di fotocopie e stampa ­– fanno bella mostra gli stilizzati scatti dell’autore, anche fotografo, immagini alle quali sono accompagnati i lapidari ma ieratici testi di Francesco Bergamo. “Queste matasse imprevedibili tessiture polifoniche che si svolgono contro la pace del respiro” dice Bergamo, ed in ognuno dei suoi testi ci sono più parole cancellate ad arte che non siamo riusciti a distinguere. Forse in questo risiede gran parte della poesia dell’intera opera, non solo quello che ci è dato percepire ma quello che non è più riconoscibile, quello che è andato perso, che è consunto e svilito, parte della vera natura di tutte le rappresentazioni: “resti” che “non sono più umani che animali, radici, piante, minerali”, rovine della modernità e del decadimento qui voltate in una dimensione parallela di suoni.

 

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