Zabet Patterson – Peripheral Vision: Bell Labs, the S-C 4020, and the Origins of Computer Art

Peripheral Vision

The MIT Press, ISBN: 978-0262029520, English, 152 pages, 2015, USA

Solo recentemente l’archeologia della computer art è stata oggetto di studi. Forse una delle ragioni per la quale questo è accaduto è perché maggiore è la distanza tecnologica, più profonda è la nostra comprensione delle azioni e degli esperimenti compiuti in un determinato momento nel tempo. In questo volume, Zabet Patterson indaga la computer art prodotta dalla fine degli anni Cinquanta, centrata sulla macchina Stromberg-Carlson 4020 utilizzata ai Bell Labs nel New Jersey (definita come “Microfilm Plotter”), uno dei primi dispositivi che ha permesso a un computer mainframe di creare output visivi. La sua considerazione di questa produzione è fluida e si concentra su alcuni seminali lavori artistici prodotti in quel luogo, coinvolgendo media diversi come la poesia, la fotografia, il disegno ed altri. La Patterson – inoltre – cerca di ricostruire l’intero contesto intorno le opere, invece di concentrarsi solo sugli audaci dettagli tecnici, facendo si che diversi aspetti rilevanti emergano. Tra questi il coping e il making-do, con i limiti tecnologici che probabilmente oggi avremmo considerato inaccettabili, oppure quello che riguarda l’elaborare soluzioni innovative (qui il confine tra il tecnico e l’artistico è piuttosto sfocato). Le dinamiche e le storie personali sono rimarcate attraverso un processo di ricerca che sembra aver fatto poco affidamento sui documenti ufficiali, scoprendo invece il valore di traiettorie strane e singolari. Il lettore è pervaso da una piena comprensione delle lotte coinvolte nella definizione e realizzazione di queste nuove opere d’arte e può far sua una generale panoramica del contesto tecnico e culturale di quel tempo, tra cui gli approcci specifici dei principali musei e di settore, alla fine imparando tanto e usufruendo di queste conoscenze in prospettiva.