Strumenti eolici creano un’atmosfera che può essere inquietante, estasiante o qualcosa di non ben definito, dando alle correnti ventose una voce risonante. Arpe eoliche che sembravano essere giocate da spiriti invisibili crearono la prima musica ambient. Aquiloni canterini hanno portato suoni aerodinamici e flautati nell’atmosfera molto prima che qualcuno sperimentasse il rombo di eliche e motori a reazione. Pulsar Kite è uno strumento musicale elettronico realizzato da Juan Duarte Regino che rende possibili nuovi tipi di interazioni sonore con il vento, portando la musica del computer allo scoperto, esponendola agli elementi in maniera giocosa e fisicamente coinvolgente. Tirare e rilasciare le corde di un aquilone diventa non solo un modo per il corpo di negoziare con le forze invisibili e caotiche dell’atmosfera, ma anche d’interfacciarsi con l’ambiente e il dominio della computazione. Telesensori collegati all’aquilone raccolgono dati sulla velocità, la rotazione e l’altezza dell’aereo strumento. I dati vengono trasmessi in modalità wireless a un computer a terra e interagiscono con un software basato sul metodo di pulsar synthesis sviluppato da Curtis Roads e Alberto de Campo, procedura che viene utilizzata per elaborare suoni ambientali catturati da un microfono. Differenti mappature consentono sia immediate reazioni di causa ed effetto, consistenti cambiamenti di velocità e accelerazione, migliorando le acrobazie vertiginose dell’aquilone o in alternativa favorendo evoluzioni più lente del materiale musicale, per le quali i dati vengono utilizzati al fine di alimentare le variazioni del processo generativo. Pulsar Kite aggiunge un livello percettivo all’esperienza di far volare un aquilone, integrando uno strato sonoro sintetizzato nell’esperienza visiva e tattile di monitorare e pilotare un velivolo, applicando in modo efficace musica e tecnologia come veicoli di mediazione tra le attività umane e l’ambiente naturale. Matteo Marangoni

 

Pulsar Kite