James Hoff – Blaster

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12” – Pan

Sono avvezzi alla PAN Records – etichetta berlinese di Bill Kouligas in bilico tra electronic, experimental e sound art – nel promuovere articolazioni piuttosto aspre, astratte, concettuali e tecnoidi. Siamo in quella terra di confine fra cultura clubbing e un approccio più sperimentale e sofisticato, una dimensione che partendo dalla techno non disdegna cesure ancora più incompromissorie, rumorose e stilisticamente contemporanee. Per l’occasione è chiamato all’azione James Hoff, un’artista e curatore che gestisce anche una casa editrice a New York, ricercatore e manipolatore sonoro animato da un sincero interesse per i virus informatici, programmi software questi che – ma non ci è dato sapere come – nello specifico ha utilizzato per “infettare” beats di 808 e sample, apparecchiamenti che infine ha utilizzato modificandoli e ricomponendoli, al fine di completare tutte le otto composizioni presentate. “I virus, come l’arte hanno bisogno di un host” dice Hoff “preferibilmente di uno popolare”. Non che questi trattamenti lo siano particolarmente – in quanto fruibili da tutti o scontati – e non si scende a patti con stilemi particolarmente stereotipizzati: tutto si mantiene aleatorio, tanto che se dovessimo indicare un ambito preciso dove posizionare tali proposte ci troveremmo davvero in difficoltà. Nel bel mezzo di molti crocicchi questa è una produzione comunque ben congegnata e dalle atmosfere urticanti, sempre sospese, progettate per causare sussulti e stimolare un ascolto attivo. Molto interessanti anche i video allegati, dalle trame geometricissime e glitch, dove tutta la dimestichezza di Hoff in campo artistico e new media trapela, alla fine in maniera formalmente ineccepibile, comunque strabordante e ritmicamente dinamica.

 

James Hoff – Blaster

 

James Hoff – Blaster