Steve Roden – Flower & Water

SteveRoden_Flower&WaterWEB

CD – Dragons Eye

Sono pattern iterati, dipanati con estrema precisione, texture accattivanti e altre volte aspre, con crepitii spesso indefinibili e multiformi emergenze auditive, frammenti ora accelerati, rallentati o rimontati a piacimento, in un’inesauribile catalogo di nuove sequenze, quelli che al primo ascolto di Flower & Water catturano la nostra attenzione. Steve Roden è abilissimo nell’articolare le mescole sonore: le fonti possono essere quelle di un pianoforte blues, come nel caso di “bradly medly (dry hill)” o di “feeling, smelling, tasting”, decostruite nel montaggio di più lacche in flexi registrate suonando dei dischi rotti, a volte passati da successivi montaggi, oppure collocando oggetti sulla superficie proprio nel mentre venivano suonati utilizzando un giradischi a buon mercato. “Siccome non sono un vero remixer, ho deciso di modificare le tracce attraverso la manipolazione fisica” così Roden – che in realtà a Los Angeles rimesta con una varietà di media, suoni, pitture e installazioni – parla di questo lavoro, insistendo sull’idea d’una operatività simile in qualche modo ad una serie di sculture temporanee. Alla base delle successive elaborazioni v’è in ogni modo un campionamento, pure se l’artista preferisce cercare di mantenere le esperienze come attività analogiche piuttosto che muoversi solo nel mondo virtuale delle DAW. I suoni tornano in qualche modo ad avere a che fare con una certa manualità, attivandosi attraverso improvvisate cesure, rappezzamenti, cadute e scivolamenti della puntina. La speranza dell’autore è quella che il disordine del processo possa comunque render merito d’un impasto ben congegnato e genuino: non è un caso che i titoli delle tracce siano stati tutti presi dal libro di Paul Novak ”A Baker’s Dozen of Daily Breads and More”, evidente metafora d’un cucinare magistralmente condotto ed artigianale.

 

Steve Roden – transparency (red)