Pendulum Choir – Complex Polyphonies And Gravitational Force

Pendulum Choir

Pendulum Choir di Cod.Act, esplora la relazione tra la gravità, il movimento vocale nello spazio e la composizione corale, posizionando un coro di 9 elementi su piattaforme ribaltabili in movimento continuo. Un martinetto idraulico rotante e ondulante sorregge ogni cantante. Questi movimenti hanno un impatto fisico diretto su cantanti, provocandoeffetti sonori specifici. La performance è vincolata non solo dagli effetti della gravità su corpo e polmoni, ma anche dall’interazione nello spazio tra cantanti, dal loro movimento, uno in prossimità con l’altro. In questo senso Pendulum Choir può essere visto come un sistema di entità locali che interagiscono per dar vita ad un comportamento globale – singole voci che si fondono per creare complesse polifonie guidate dal movimento spazio-temporale e dalla forza gravitazionale. Sebbene ci sia autonomia vocale per ogni cantante, l’impressione generale è quella di una singola intelligenza di controllo robotica – un’hydra cyborg dalle molte teste. Visivamente ci viene ricordato di multiformi sistemi come quelli trovati nel magnetismo o particelle colpite da forze elastiche. Visivamente la performance ci rimanda a sistemi multiformi, forze come quelle che agiscono nel magnetismo o nelle particelle affette da proprietà elastiche. Utilizzando il sistema di piattaforma idraulica, dopo le prime esplorazioni circa il rapporto tra movimento e suono, Cod.Act analizzò come i vincoli spaziali e gravitazionali avessero effetto sulla voce e come l’abilità dei cantanti potesse essere sfruttata come un parametro compositivo a sé stante. Questo è un esempio lampante di come una tecnica esplorativa può generare nuovi parametri utili ad essere sfruttati nel processo compositivo. Gravità e configurazioni spaziali non solo influiscono sulle prestazioni ma hanno anche guidato la composizione fin dall’inizio. Il compositore-architetto si figura e interpreta le evocazioni di un organo vivente – un polmone – e successivamente organizza una sorta di narrazione, organizzando i suoni e metaforicamente accordando il funzionamento dell’apparato respiratorio. Ogni cantante rappresenta uno degli alveoli del polmone. Gli autori suggeriscono che la musica è basata su letture di Virgilio, Ovidio, Orazio: “Il coro soffia e canta il respiro. Viaggia dalla vita alla morte, esala, soffoca, perde l’equilibrio, mentre racconta la sua sensazione dell’ultimo respiro nella discesa all’inferno”. Le voci sembrano generare il movimento della macchina e di essere influenzate da essa contemporaneamente – innestando un suggestivo ciclo di feedback. Questo processo bidirezionale è riflesso nei cicli di sonorità che ricordano le sequenze precedenti e creano in aggiunta un ulteriore arricchimento di motivi vocali. Gli echi del respiro concretizzano una specie di robotico Pranayama, dove la macchina deriva la sua forza vitale dal coro. Sotto il moniker di Cod.Act operano André e Michel Décosterd, rispettivamente un musicista-compositore e un architetto, un combo che sviluppa produzioni artistiche, performance e installazioni interattive, utilizzando dispositivi atti a tradurre il movimento fisico in fenomeni sonori.