Highscreen, attaccare gli spazi pubblici attraverso l’archeologia dei media

Highscreen

La net.art appartiene già alla archeologia dei media, come la mostra “Written in Stone” (Oslo 2003) ha chiaramente mostrato. Esporre la net.art è questione d’impegno, perché impossibile evitare interpretazioni, se si desidera mostrare quest’arte in un modo che coinvolga il pubblico in uno spazio espositivo aldilà di un semplice clic del mouse. Tuttavia cosa succede se l’azione di mettere in mostra la net.art diventa un’opera d’arte in sé e l’area di visualizzazione è lo spazio pubblico? Nel suo ultimo intervento pubblico “Highscreen” Aram Bartholl ha dimostrato come gli spazi pubblici possono essere manipolati da un atto curatoriale di archeologia dei media. Ha recuperato schemi CRT abbona donati sulle strade di Berlino per mostrare internet art su di loro prima che questi dispositivi elettronici, come dice lui, “finiscano nell’inferno elettronico”. Ha vagato per città al fine di trovare monitor abbandonati che ha poi collegato a un disco esterno e alimentato di energia per mostrare opere quali 404 ‘di Jodi 1997,’crema ‘da Evan Roth 2010, ‘therevolvinginternet.com’ da Constant Dullaart 2010, ‘Super Mario Clouds’ di Cory Arcangel 2002. La maggior parte del tempo, i pedoni ignari passavano senza prestare attenzione ai vecchi dispositivi e al loro canto del cigno. Fedele alla sua pratica artistica, Aram Bartholl tematizza il rapporto tra la rete dati e lo spazio pubblico tutti i giorni. Mette in discussione la società guidata dall tecnologia e la tensione del pubblico spazio on-e offline: “In quale forma è il mondo della rete dati si manifesta nella nostra vita quotidiana? Che torna dal cyberspazio nello spazio fisico? In che modo le innovazioni digitali influenzano le nostre azioni quotidiane. Nello specifico pero’ questo progetto scava più a fondo e si confronta l’essenza dell’archeologia dei media e cioè non necessariamente informazioni contestuali su mezzi di comunicazione passati, ma la creazione di tali situazioni in cui si entra in contatto con i media nella loro operatività radicale e temporalità.

Valentina Culatti