Crashvertise, let’s make crashes happen!

Crashvertise

Focolai di rapidi passaparola, gli incidenti stradali aggregano in pochissimo tempo dense folle urbane. La gente, attratta dallo spettacolo febbrile della tragedia, semplicemente si ferma. Non corre più presa dal delirio quotidiano, ma improvvisamente trova il tempo di uno stop, cercando di guadagnarsi (a spallate) un posto il più possibile vicino alla scena. Per non fare altro che guardare. Quale migliore advertisement location di un incidente stradale in un mondo invece continuamente distratto? Di qui prende spunto il progetto Crashvertise di KOOK artgency, (agenzia di comunicazione “aconvenzionale”, spin-off del collettivo guerriglia marketing ). Non appena un grave sinistro rompe il viavai della città, un Crashvertise team sarà pronto a raggiungere il luogo dell’incidente per piazzare cartelli pubblicitari e triangoli di pericolo brandizzati da esibire agli astanti. Tutto da fotografare e pubblicare sui social network per innescare e fomentare ulteriori campagne viral. La gravità e la location dell’incidente (in centro città o meno) sono i preziosi indicatori per le tariffe applicabili. Mentre un elenco di preziose linee guida suggerisce come causare facilmente gli incidenti e diventare così un agente procacciatore per Crashvertise. Come con il crudo invito a fare ipotesi sui prossimi attentati internazionali di Where next , i guerrilla marketers giocano con un effetto spiazzante: una campagna di marketing (e quindi l’innesco di un desiderio indotto come primaria fonte di guadagno) ha luogo grazie ad un incidente. Di sicuro può sembrare un’esasperazione di cattivo gusto. Nella realtà tuttavia accade qualcosa di simile: piu’ auto ci sono in circolazione piu’ incidenti statisticamente si verificheranno, più l’indotto del settore automobilistico (carrozzieri, meccanici, assicurazione) sara’ ricco con conseguenti posti di lavoro. Quindi se gli incidenti paradossalmente generano posti di lavoro, un espediente come Crashvertise e’ il piu’ virtuale (ed eccessivo di tutti), ma segue impeccabilmente la logica del consumo. Ancora una volta quello che sembra un surreale sarcasmo ludico, è purtroppo una visionaria (anche se insostenibile) rappresentazione della nostra quotidianita’.

Chiara Ciociola