Plane Scape, schermo d’elastici esploso

Plane Scape Quando si pensa agli ambienti audiovisuali immersivi spesso vengono in mente complesse apparecchiature di ultima generazione. Dai cinema Imax a lavori come Filmachine di Keiichiro Shibuya e Takashi Ikegami, una quantità impressionante di tecnologia è messa in campo per ottenere alti livelli di coinvolgimento. Ma impieghi meno spettacolari di risorse possono risultare più efficaci: Plane Scape

è un progetto nato dalla collaborazione di Wolfgang Bittner, Lyndsey Housden , Yoko Seyama e Jeroen Uyttendaele, che propone una combinazione originale di media. In una delle sale della cineteca dell’Aia i visitatori sono invitati ad entrare in una foresta di elastici tesi tra il pavimento ed il soffitto. Un’animazione di linee bianche è proiettata su questo schermo esploso, sparpagliandone i frammenti per tutta la sala. Ne risulta un paesaggio astratto di piani in movimento e nubi di pixel che ricorda le rappresentazioni della sfera celeste dei planetari o la grafica vettoriale della prima realtà virtuale. Si potrebbe pensare all’installazione come al set per un film in cui i movimenti della macchina da presa sono definiti da ciascun osservatore. Aggirandosi nello spazio i visitatori costruiscono la propria sequenza di inquadrature. La componente sonora del lavoro è ugualmente efficace nel creare una sensazione di profondità e avviluppamento. Sei altoparlanti emettono droni sinusoidali che si alzano e abbassano di frequenza seguendo l’andamento dei piani proiettati e creando un’impressione di assenza di gravità. Plane Scape potrebbe essere collocato nella genealogia dell’opera d’arte totale, ma mentre l’ethos wagneriano può facilmente sopraffare il proprio pubblico, questo lavoro sposta la propria enfasi su una poetica minimalista, riproponendo l’idea che articolando accuratamente solo pochi elementi basilari è possibile dare vita ad esperienze profondamente coinvolgenti.

Matteo Marangoni