Sk8monkey, le macerie di Twitter a cura di Jodi

Sk8monkey

L’uso imprevisto di strumenti e linguaggi tecnologici è il marchio di fabbrica di Jodi.org (Joan Heemskerk e Dirk Paesmans) già dalla metà degli Anni Novanta, quando si affermarono come pionieri di un movimento divenuto poi internazionalmente noto come net.art. Una strategia creativa applicata dapprima ai browser, sovvertendo le consuetudini della navigazione web e dell’interfaccia grafica, poi ai videogame e infine ai prodotti del cosiddetto Web 2.0, con esperimenti di distorsione e detournamento di piattaforme come Blogger, Google Maps e Twitter. Ed è proprio quest’ultimo il protagonista della performance Sk8monkey, tenutasi lo scorso maggio a Dordrecht, in Olanda, durante la seconda edizione del festival Webcra.sh, curato dagli stessi artisti. Durante l’evento, un gruppo di skater ha usato, invece delle tavole tradizionali (skate-boards), tastiere wireless con sotto applicate delle rotelle (key-boards). Le tastiere erano a loro volta collegate a una serie di computer loggati a un account Twitter, che veniva così invaso da “tweets” senza senso, fatti solo di caratteri casuali. L’azione, documentata con foto e video, ha rapidamente portato alla distruzione – dapprima accidentale, poi voluta – delle tastiere, in una sorta di ludico atto liberatorio finale. I temi toccati da questa performance sono numerosi e diversi tra loro. Se a saltare subito agli occhi sono l’attitudine punk e l’esplorazione di quella che potremmo definire un’estetica del collasso, non meno importante è il tema della negazione del linguaggio nel suo spazio deputato (i tweets illeggibili). Il nome scelto per l’account Twitter (Sk8monkey) evoca poi il famoso teorema delle “scimmie infinite”, secondo cui se un numero infinito di scimmie battesse a macchina in modo casuale per un periodo di tempo infinito, prima o poi ne verrebbe fuori un capolavoro della letteratura. Magari pestando i piedi su una tastiera all’infinito prima o poi si genererebbe un tweet comprensibile…

Valentina Tanni