edited by Beatriz da Costa, Kavita Philip – Tactical Biopolitics: Art, Activism, and Technoscience

Beatriz da Costa

The MIT Press, ISBN 9780262042499, U.S.A., 2008, English
Come i saggi contenuti in Tactical Biopolitics discutono estensivamente, le innovazioni tecno-scientifiche sono sempre più diventate oggetto di controversie attraverso intrecci con il capitale corporativo, l’ecologia, la salute della popolazione, le identità politiche e la produzione del
Michael Dietercibo. Originariamente sviluppata da una conferenza chiamata “BioArt and the Public Sphere” alla University of Irvine nell’Ottobre del 2005, questa estesa collezione di saggi cerca di mettere insieme attivisti politici, teorici della cultura, scienziati, e artisti in un’ampio dibattito interdisciplinare sulle questioni sociali che sono emerse con i progressi scientifici. Significativamente, mentre il titolo si riferisce sia al concetto di tactical media che al dibattito filosofico intorno alle biopolitiche, gli interessi del testo non vanno esclusivamente a riflettere su queste tematiche con una dettagliata teoria. Piuttosto queste keyword sono lasciate lì ad evocare un campo che è elaborato ed esplorato da riflessioni su specifici siti e pratiche. Alcuni temi tengono le file dei diversi saggi: metodi curatoriali e scientifici, relazioni fra diverse specie (umane e non-umane), scienza amatoriale, sperimentazione in laboratori pubblici, razza e questioni di genere, e la biosicurezza. All’interno di queste categorie, alcuni studi hanno avuto a che fare, fra gli altri, con le sponsorizzazioni da parte di multinazionali per le mostre realizzate, con i problemi di traslare ciò che implicano opere d’arte “viventi” al di là di un’installazione, le difficoltà di un approccio open source alla scienza, la politica della profilazione razziale basata sul DNS, il ruolo dell’autoformazione scientifica nell’attivismo nei confronti dell’AIDS, e la “vita” delle risorse pubbliche. In maniera importante diversi partecipanti chiave nel campo delle arti biologiche contribuiscono qui con saggi che delineano idee essenziali alla base dei loro progetti, inclusi i Critical Art Ensemble, Beatriz da Costa, Oron Catts e Ionat Zurr (Tissue Culture & Art Project). Altrove sono intervistati scienziati politicamente coinvolti, come Richard Levins e Richard Lewontin, mentre teorici influenti come Eugene Thacker e Donna Haraway partecipano con i loro saggi. Riassumere la diversità e la ricchezza di questa importante pubblicazione è un compito difficile. Ma come Joseph Dumit puntualizza nella prefazione, ci sono link inequivocabili da stabilire fra queste apparentemente isolate “linee di esperti”, specialmente da quando la scienza appare sempre più come una pratica politica di intervento socio-tecnologico. Confrontando le complessità liberate intorno a così tante sfere della vita, attraverso queste conquiste sarà possibile portare varie risorse ed expertise, e pubblicazioni come Tactical Biopolitics a giocare un ruolo significativo nell’offrire un rapido sguardo di queste possibili ed emergenti costellazioni di conoscenza.

Michael Dieter