Constraint City, body as a living map

Gordan Savicic

Originale il progetto di Gordan Savicic, Costraint City – The Pain of Everyday life, che utilizza in modo alquanto inaspettato i campi elettromagnetici generati dalle reti wireless disseminate sul territorio mappandole sul proprio corpo attraverso una giacca munita di servo motori costrittori. Un lavoro concepito tra tortura e piacevole gioco del supplizio, in cui i segnali digitali rivelano la propria potenza “stringendo” in una morsa direttamente proporzionale il busto di chi indossa la giacca. Gli access point vengono captati da una console Nintendo DS Lite su cui gira una release di Linux Gentoo che provvede a trasformare cineticamente le onde radio. Molto interessante l´interazione qui creata tra l´impalpabile corpo urbano delle reti telematiche e il corpo dell´individuo che sperimenta in maniera totalmente fisica i codici delle nuove architetture digitali. Le mappe captate da questa speciale device sono inoltre acquisite da un sistema GIS (geographic information system) che ricorda le rotte precedenti, assegnando anche fattori relativi alla potenza dei segnali tracciati e all’intensità del conseguente boundage. Sicuramente un nuovo modo di vivere la città nelle sue manifestazioni più rarefatte ed invisibili, seguendo il moto giocoso di una deriva psicogeografica libertina. Il carico concettuale che tale progetto si porta dietro lascia spazio anche ad interpretazioni che sfociano in visioni cyber cristologiche, vie crucis fatte di checkpoint wireless che infliggono torture “media-evali” lungo il tragitto del nostro calvario quotidiano. In reltà sembra che Costraint City voglia dimostrare come la vita all’interno dello spazio urbano sia una vita da branco di bestiame, dove si viene marchiati a seconda del luogo in cui ci si trova. Una vita, quindi, fatta di sorveglianza, il cui panopticon diventa un wearable e allo stesso tempo una mappa del territorio a cui noi stessi mettiamo paletti e recinzioni disegnati sul nostro corpo.

Tony Canonico