Transmediale 2007 report

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Foto set di Transmediale.
Qual’è il ruolo attuale dei grandi festival di cultura digitale? Una volta si rivolgeva agli spettatori dando accesso a opere d’arte e performance fisiche o incorporee, e dando loro la possibilità di ascoltare dal vivo interventi di esperti nel settore. La banda larga sta cambiando tutto questo, dando accesso remoto ai contenuti praticamente a chiunque. Per cui la domanda è: i festival stanno mutando in punti d’incontro fra professionisti e in occasioni d’intrattenimento intellettuale per gli utenti? Lo sapremo presto, ma nel frattempo è importante notare che l’ultima edizione di Transmediale è stato un godibile festival vecchia maniera. É stato l’ultimo artisticamente diretto da Andreas Broeckmann, che lo ha trasformato da video festival con un occhio alla tecnologia in uno dei maggiori eventi internazionali della cultura digitale. Inutile dire che la sua firma stilistica è stata virtualmente apposta su gran parte dell’edizione 2007. Seguendo la sua stessa tradizione di allineare stimolanti teorici e artisti, quest’anno sono state affidati tre keynote ad altrettante figure storiche: il filosofo tedesco Friedrich Kittler (che parlando di intelligenza e macchine ha detto: “gli umani non sono prevedibili”), il teorico statunitense Arthur Kroker, che ha avuto il suo bel daffare per tenere integro il suo stile ricco di neologismi di fronte ad una critica platea Europea, e il celebrato artista australiano Stelarc. Il risultato è stato quello di una profonda immersione in alcuni dei temi chiave degli ultimi quindici anni, relativi alle trasformazioni culturali e sociali indotte dalla tecnologia. Queste sono state anche tracciate dall’intera opera di David Rokeby presentata da lui stesso ad un’affollata audience. Su un altro fronte il ‘nuovo’ è stato rappresentato dall’inevitabile crescita di attenzione verso le controversie della Cina e i problemi mediatici dell’Iraq (con una prospettiva (hack)tivista applicata in una specifica conferenza). La mostra è stata probabilmente il punto debole di tutto il festival, senza una tangibile ‘linea rossa’ fra i lavori (unfinished?). nè si è rivelata particolarmente eccitante, comparata agli eccessi del 2006. Gli award poi, sono stati ancor meno eccitanti, senza tangibili punti di riferimento, nè una focalizzazione su unu concetto forte di competizione. E se qualcuno può essere rimasto interdetto dalla performance manieristica di Richard Chartier e Taylor Deupree (di solito molto più efficaci nei loro rispettivi album musicali), era anche possibile ritrovarsi ‘imprigionati’ in un’esperienza peculiare come la performance ‘Schwelle’ immersa nel buio al Tesla. Questo è lo spirito del festival. Nel frattempo, durante la conferenza stampa, Stephen Kovats, il nuovo direttore artistico, ex chief curator del v2, ha già annunciato il tema dell’edizione 2008 (“Conspire!”) che sembra più che promettente nel contribuire all’evoluzione del festival verso nuovi inediti e intriganti panorami digitali.