Giant Painting Machine

Giant Painting Machine

Un’enorme macchina per creare quadri astratti. Così si presenta Giant Painting Machine ultima creazione del newyorkese Douglas Irving Repetto direttore del centro multimediale di musica alla Columbia University. Si tratta di un sistema elettromeccanico assemblato prevalentemente con materiale di scarto. A seconda degli input da cui viene stimolato, GPM dipinge immagini complesse e astratte su quattro pareti trasparenti. Per la natura meccanica dell’installazione i segni lasciati sulle tele, determinati dal rapporto tra le dimensioni della tela e la velocità del motore, risultano sempre imperfetti (sbavature, macchie, etc) e diversi. Sotto il segno della metamorfosi anche la colonna sonora dell’istallazione. Infatti, il suono di GPM è stato creato utilizzando una versione adattata e auto modificante del software Anna’s Music Box di Larry Polansky. Al di là delle peculiarità interattive, GPM si configura come un sistema suscettibile di continue modificazioni, sia a livello hardware che software, a seconda degli eventi in cui viene presentato. Per esempio, in occasione della fiera del gioiello MORE 2006 di Milano, evento per il quale è stato commissionato dal MUR, sono stati istallati quattro metal detector a forma di mani che potevano essere utilizzati per influenzare i movimenti dei pennelli. Quando i gioielli venivano posizionati in una delle mani, il pennello corrispondente cambiava direzione. La natura metamorfica della macchina, se da un lato solleva il velo sull’annosa questione della compiutezza come valore assoluto dell’opera d’arte, dall’altro conferma l’irreversibile tendenza contemporanea. Infatti, nell’epoca del multimediale e del virtuale in cui la figura autoriale cede il passo ad un ibrido ‘frui-autore’, l’opera non basta più a se stessa e diventa la risultante di un’interazione in cui ogni volta è la prima e l’ultima. L’unicità dell’opera dunque non risiede più in se stessa, ma viene traslata nello spazio e nel tempo.

Francesca Tomassini