Breadboard Band, sound art con componenti elettronici

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Una serie di connessioni volanti, fulminee e, soprattutto, assolutamente improvvisate. Queste le peculiarità di una performance della Breadboard Band che, utilizzando una scheda per il test dei circuiti elettronici, dà vita a vere e proprie sessioni di produzioni audiovisive. Sotto il segno del DIY (do it yourself), questo gruppo di artisti giapponesi, assembla artigianalmente tutta la strumentazione utilizzata durante le proprie esibizioni. Il meccanismo è semplice: una griglia perforata con buchi per connettori sulla quale vengono collegati circuiti elettronici elementari che generano suoni e immagini. A 100 anni dalla dalla performance del Telharmonium, il primo strumento musicale elettronico, aprendo la scatola nera degli strumenti musicali elettronici e dei computer, la Breadboard Band solleva il velo sul ruolo giocato dai componenti tecnologici che molti artisti contemporanei decidono di adottare come mezzi per realizzare la loro opera. Essi non possono essere più considerati come mero supporto, ma anzi richiedono la necessità di un totale ripensamento delle regole del gioco. Dalla riflessione, matura lo spostamento della definizione di ‘valore artistico’ che, slittando da un piano semantico ad un piano pragmatico, non è più riferibile all’oggetto in quanto possessore di una serie intrinseca di attributi, ma in quanto appartenente ad un sistema di azioni. In questo modo l’opera cessa di esistere come unicum e si frantuma in infinite altre possibili, ma proprio in questa dissoluzione sembra celarsi il segreto del suo nuovo valore.

Francesca Tomassini