Gameplay, il rapporto corpo-macchina nella danza

Gameplay

La danza e le tecnologie elettroniche hanno trovato fin da tempi non sospetti un punto di contatto, soprattutto nell’utilizzo di sensori che permettessero di espandere i movimenti del corpo oltre sè stessi, facendo diventare il corpo stesso un tramite decisivo di eventi esterni, cineticamente collegati. Ma i sensori sono spesso diventati la scorciatoia che ha mortificato la ricerca di nuove vie nell’interazione fra la dinamicità organica e la velocità di reazione elettronica. Gameplay di Antoine Schmitt, Jean-Marc Matos e Anne Holst è un progetto che cerca di trasporre il linguaggio dei videogame primordiali in una coreografia che trova il punto di congiunzione in entrambi gli ambiti del concetto di ‘prova fisica’. L’interazione fra il corpo del performer e le forme illuminate che lo sfiorano emanano un’alone affettivo, un’interazione che è capace di ricordare più la fluidità delle interazioni delle forme organiche che le reazioni univoche dei sensori. Ciò che si crea, quindi, è una diversa grammatica della danza, arricchita di nuove forme, che con la luce artificiale emessa dal rapporto corpo-macchina instaura una fluida simbiosi.