Ubermorgen – [F]original, authenticity as consensual hallucination.

[F]original

I virus culturali, ossia quelle pratiche che riescono a far attecchire socialmente contenuti fuori dal ‘rumore’ di fondo quotidiano, sono una prerogativa degli artisti più consci dei meccanismi della comunicazione e più scaltri nel camminare nel sottile limbo che la legge e la censura lasciano ai più temerari. Gli Ubermorgen (Hans Bernhard, fondatore degli Etoy, e Lizvlx) appartengono senz’altro a questa categoria e la loro nuova mostra personale [F]original, authenticity as consensual hallucination, lo dimostra ampiamente. Organizzata dal centro [Plug.in] di Basilea (Basel), l’esposizione è basata su due lavori seminali, [V]ote-auction.com e Injunktion Generator, grazie ai quali Ubermorgen hanno sviluppato il termine ‘[F]original’, ossia documenti generati automaticamente dalle macchine, accettati come originali, ma null’altro che “Just Pixels on a Screen, Just Ink on Paper” secondo una delle celebri frasi dei due visionari. Ad avvalorare questa affascinante tesi, è stata realizzata anche un’altra opera, il BANKSTATEMENTGENERATOR, capace di generare report bancari. Venerdì 17, In un panel che vedrà impegnati anche Inke Arns, Susanne Ackers e Jacob Lillemose, nello stesso luogo e intitolato ‘A radical net.art project and it’s desire for the art market’, si dibatteranno questi temi, mentre i due guastatori hanno avviato anche un’altra operazione, diramando comunicati firmati Art Basel, la grande fiera d’arte che si tiene contemporanemente nella stessa città, in cui si sostiene che la tecnologia RFID viene usata dagli organizzatori per raccogliere dati personali dei visitatori e tracciare il loro interesse per le opere esposte, con un sistema che cambi dinamicamente il prezzo dell’opera stessa a seconda delle possibilità finanziarie di chi la guarda e passando tutti i dati alla rispettiva galleria che potrebbe così rimpinguare il suo database.