We The Media

Dan Gillmor

O’Reilly, ISBN 0596007337
L’evoluzione del giornalismo, dopo il salutare ciclone della rete che ha sconvolto produzione e fruizione negli ultimi dieci anni, sembra essere arrivato ad un punto critico. Da un parte grandi conglomerati mediatici, appiattiti sul vacuo spettacolo continuo richiesto dal capitale che li sorregge. Dall’altra agguerriti (spesso solitari) ‘columnist’ che dalle colonne dei blog e dei siti con link continuamente aggiornati, costruiscono un’altra infosfera, meravigliosamente costruita dal basso, capaci perfino di raccogliere donazioni dal web per finanziare arditi reportage. Il libro descrive un’entusiasmante percorso di presa di coscienza delle potenzialità del giornalismo online, inteso come processo di costruzione dei contenuti attraverso un confronto continuo e diretto con i lettori, sintetizzato dall’autore come fondamentale trasformazione “da ‘conferenza’ a conversazione”. Ma se i risultati concreti dei processi virtuosi innescati dalla condivisione delle informazioni sono indubbi, e altrettanto preziose sono le regole da rispettare (ad esempio dare per scontato che l’audience sa sempre più di chi scrive), meno certa è la prospettiva di un mezzo aperto e multiforme come la rete. Anche l’autore, cresciuto e maturato nel giornalismo tradizionale si trova invischiato in vecchie questioni, come le ‘fonti credibili’, i furti d’identità e l’overloading delle informazioni da gestire. Va, quindi, ricordato che le identità multiple, l’anonimato e la creazione d’identità fittizie, come pure operazioni mediatiche dirette e destabilizzanti, spesso hanno apportato anche all’informazione tout cour fresche ventate d’energia, consentendo espressioni che altrimenti sarebbero state impossibili da manifestare. E se da un lato, quindi, sembra svilupparsi una popolosa schiera di outsiders con l’attitudine a schedare e commentare una quantità d’informazioni specifiche prossima all’esaustività, dall’altro l’enorme magma in cui essi vanno a rimestare per ricavare la loro linfa, rappresenta il concreto informe humus in cui si celano preziosi spunti di innovazione e idee che scardinano ancora di più il giornalismo come è stato inteso fino ad oggi. Per questo il principale paradosso della rete (essere tutto e nulla) viene costantemente divelto da chi, forte della sua evoluta bussola, continua a rendere pubblico il suo percorso personale e documentato, come nella migliore etica del giornalismo storico e in barba ai poteri calcificati nei media dai grandi numeri.