Gogglearchy, il potere dall’indicizzazione.

Sia pure ancora nella fase accademica di verifica, lo studio condotto da Matthew S. Hindman, Kostas Tsioutsiouliklis e Judy A. Johnson, ha inquietanti risvolti sociali per la libertà d’espressione e la molteplicità d’opinioni in ambito politico. I tre ricercatori hanno scadagliato diverse comunità online che trattano questo tipo di argomenti, verificando che i link dai loro siti puntano ad un ristretto numero di siti più frequentati, che a loro volta sono anche quelli più in vista nelle ricerche di google e yahoo. Niente di nuovo, forse, se non che questo fenomeno porta ad una sorta di dipendenza informativa da un ristretto numero di siti, ossi quelli più linkati, fenomeno definito dagli autori Gogglearchy, ossia un’oligarchia d’informazione legittimata da google e dai suoi meccanismi di page ranking, che in qualche maniera inficia una rappresentazione più allargata e quindi maggiormente egalitaria. Questo problema di scala è documentato da cifre e grafici che rivelano la predominanza degli hyperlink nei primi 10-50 siti in percentali varianti dal 70 al 95 per cento negli argomenti osservati. Un’analisi di questo tipo costituisce un importante segnale d’allarme, quantomeno per incoraggiare importanti raccolte d’informazioni su web a dotarsi degli stessi congegni (automatici e non) che garantiscano una competizione ad armi pari nelle ricerche sui motori e un allargamento della sfera di riferimento, necessaria per garantire un’indispensabile pluralità d’opinioni.