Terra Xenobiotica, forever chemicals airport soil

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Nel suo nuovo progetto Terra Xenobiotica l’artista Saša Spačal esplora la vita del suolo situato in prossimità degli aeroporti. L’installazione si compone di due parti. Il film “Holding Patterns”, scritto in collaborazione con la teorica Alison Sperling, descrive uno scenario distopico in cui vengono scoperti e analizzati i suoli di aeroporti abbandonati, non più attivi nella loro funzione. Per noi così familiari e affollati questi luoghi appaiono invece deserti, enormi, contaminati, pericolosi. La voce fuori campo, vellutata, con un timbro solenne e tragico accompagna visioni panoramiche e dettagliate di poligoni di terra protagonisti di un avvelenamento incomprensibile. L’installazione Eternity Scanner, invece, invita il pubblico a esplorare questa contaminazione. Come un oracolo il dispositivo sonifica i dati di un cromatogramma (un grafico prodotto da un’analisi cromatografica di sostanze chimiche), i cui picchi descrivono le quantità di inquinanti presenti nei campioni di suolo, in particolare le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) come il Teflon, un cosiddetto forever chemical. “Soil is a medium where something takes hold” è una delle frasi che compaiono nello svolgersi dei fotogrammi del film: la terra accoglie, ma custodisce anche il male che incomprensibilmente gli è stato fatto. In questo contesto le espressioni che definiscono la nostra identità spesso usando la metafora delle radici e della terra, assumono qui un significato più materiale, pregnante e atavico, assetato di un senso molto lontano dallo sfuggente loop continuo di decolli e atterraggi. 

 

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