Angélica Castelló – Catorce reflexiones sobre el fin

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LP – Gruenrekorder

Sono atmosfere davvero evocative quelle che la compositrice messicana – ma viennese d’adozione – Angélica Castelló costruisce in queste riflessioni messe a punto nel 2019 per un’installazione al Museo de Arte Contemporáneo de Oaxaca e che ora sono pubblicate da Gruenrekorder. Miniature sonore dalle molte sfumature – solo una traccia su quattordici supera i cinque minuti – e particolarmente intense, che alludono alla fine della vita e sono elaborate modulando più tecniche, spesso utilizzando field recording o avvalendosi di percussioni e strumenti musicali non convenzionali, con citazioni ed autoriferimenti ad altri brani, canti, frequenze radio ed elettronica. Echi di più lingue fanno capolino fra i solchi e la qualità sonora è ad arte disomogenea, risponde cioè della stessa natura dei materiali registrati, senza preoccuparsi troppo di quale sia il formato e la risoluzione. Le tecniche utilizzate scaturiscono insomma da un insolito e molto variegato catalogo, una personale scrittura scenica sempre in continua trasformazione e rivolta a dar vita a narrazioni sensibili, seppure non proprio tutte le composizioni adesso rimandano in maniera immediatamente decifrabile al tema della scomparsa, forse per una certa levità dei passaggi, per le decostruzioni incessanti o le astrazioni gentili, che nelle sequenze sono agite sempre in maniera assai elegante, emotivamente significativa e dagli intrecci imprevisti. Non v’è una particolare manipolazione delle fonti sonore e il tutto sembra frutto piuttosto di giustapposizioni e incastri, fra strepiti, brusii e rumori sordi, oppure continui e vibranti, fra suoni di campane o di pianoforte, in emissioni auditive sfuggenti. Alla fine è sempre l’inevitabile specchio di un nuovo inizio a dare la carica e a stabilire un continuum: ognuna di queste scrupolose meditazioni potrebbe anche essere intesa come il viatico a un’altra esistenza, il conforto per una differente percezione che quando tutto ha termine assume nuove forme. Angélica Castelló è certamente molto a suo agio nella combinazione astratta di suoni, così come è tipico del suo approccio poliedrico creare relazioni tra musica, performance, arti visive e vita quotidiana, innestando in questi ambiti altre fonti di ispirazione, come la letteratura, l’estetica e la filosofia, in un connubio sfuggente fra collage modernisti, musica concreta ed elettroacustica, rimembranze classiche, popolari e concettualismo contemporaneo. Allora anche la fragilità può diventare una forza e qualcosa solo sognata può realmente manifestarsi, sovrapporsi ad affiancare altri elementi, prendere forma in corpi magnetici di nastro, che nelle installazioni acquistano sembianze materiche, come alveari, affastellati, riprodotti, registrati più volte, rendendo materico l’incorporeo, mentre le vibrazioni sonore ci attraversano, in parte inquietanti e avventurose, meditative e frammentarie, sperimentali e visionarie.

 

Angélica Castelló – Catorce reflexiones sobre el fin