Thomas Ankersmit – Perceptual Geography

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CD – Shelter Press

La lunga suite, concentrata in un’unica traccia di quasi quaranta minuti, che dà vita a Perceptual Geography, un progetto musicale di Thomas Ankersmit edito da Shelter Press, è stata ideata per essere utilizzata in performance dal vivo, commissionate nel 2018-2019 dal CTM a Berlino e da Sonic Acts ad Amsterdam. Il pezzo è un omaggio a Maryanne Amacher, compositrice statunitense, allieva di Karlheinz Stockhausen e collaboratrice di John Cage. L’artista scomparsa nel 2009 è ben nota anche per essere stata la partner di Serge Tcherepnin, inventore del Serge Modular, iconico synth analogico degli anni settanta. Questo strumento è adesso utilizzato da Ankersmit che sottopone il tutto poi anche al vaglio dell’amplificazione e della spazialità di un altrettanto celeberrimo GRM Acousmonium. I Serge Modular rispetto agli altri sintetizzatori di quelle seminali stagioni elettroniche (i Moog e i Buchla, per intenderci), pur essendo decisamente meno costosi adottavano una filosofia alquanto differente e più aperta, permettendo la manipolazione dei vari moduli in maniere anche insolite e creative. Nel brano elaborato da Ankersmit un importante scelta è stata quella di lavorare sulle emissioni otoacustiche, suoni prodotti dal nostro orecchio interno quando risponde ad uno stimolo sonoro, con l’intenzione di raccogliere le informazioni da inviare al cervello. L’autore esplora quindi differenti “modalità” di ascolto: non solo quali suoni si sentono e quando, ma anche come e dove i suoni vengono vissuti, opzioni che una diffusione per mezzo dell’Acousmonium rende certo più ricche di sfumature e possibilità. Adesso, in una riproduzione casalinga, l’ascolto consigliato è quello tramite altoparlanti e non in cuffia, possibilmente ad alto volume, azione atta a generare toni aggiuntivi all’interno della testa dell’ascoltatore, esattamente quell’uso musicale musicale di tali fenomeni che Maryanne Amacher ha per prima teorizzato: “ear tones”. Quello della psicoacustica nella composizione musicale è un campo di conoscenze tuttora poco esplorato, le sue leggi non sembrano acquisite in maniera certa e dopo tanti anni di ricerche vige a proposito ancora molto sperimentalismo: Ankersmit nelle performance dal vivo ogni volta deve accordare il suo strumento alle caratteristiche di risonanza dello spazio, in modo che i suoni attivino la struttura, viaggiando attraverso l’architettura e mettendola in movimento. Le sue costruzioni combinano intricati dettagli sonori e pura potenza elettrica. Si tratta di un’esperienza del suono che è estremamente fisica e spaziale ma che, allo stesso tempo, attraverso un deliberato e creativo uso improprio dell’attrezzatura, attiva anche immagini mentali e personali passaggi percettivi.

 

Thomas Ankersmit – Perceptual Geography