Tarab + Artificial Memory Trace – Obex

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Cassette – Crónica

L’australiano Tarab e il cecoslovacco Artificial Memory Trace – aka Slavek Kwi, adesso residente in Irlanda – hanno prima iniziato a scambiarsi materiali audio e oggetti risonanti, singole sculture e piccoli marchingegni auto-costruiti. Da qui si è partiti con manipolazioni minime di entrambi ma fondamentalmente anche solo collocando le sculture in situazioni particolari e lasciandole lavorare. Tarab ha dimestichezza con i suoni raccolti e la sua abilità è proprio quella di ricontestualizzare queste catture, anche con gesti tattili e in composizioni che infine assurgono a una loro precisa dinamica. È una sorta di psicogeografia, una deriva sonora ispirata a cose scartate, che possono assurgere a nuovi utilizzi o che – semplicemente – sono state raccolte nella spazzatura o trovate, camminando senza meta e portando la percezione all’infinitesimale, all’urticante, consci che anche il decadimento della materia possieda una sua qualità. Anche nel field recording site-specific avviene qualcosa di simile, ma non è propriamente la stessa cosa. Tarab sembra orientato a un impegno ambientale più coraggioso, alimentando metanarrazioni, sensazioni viscerali e un’accresciuta consapevolezza di come – e quanto – un’esatta sintonia sia assolutamente determinante. AMT parla di “quadri sonori elettroacustici”, cercando di definire questa pratica, il cui esito è quello di una musicalità stridula, nervosa, che solo nelle pause diradanti trova un po’ di sfinimento, mentre nei pieni rimanda a trame tipiche della sintesi granulare. In Obex tutti i materiali agiti sono stati poi selezionati e ulteriormente organizzati, alcuni lasciati integralmente o accostati ad altre registrazioni. Alla Crónica Electronica per questa uscita hanno scelto un formato un po’ desueto – anche se adesso, in un certo qual modo, ricercato e fascinoso – quello delle vecchie cassette a nastro, un chiaro riferimento al “feticismo dell’offline”, la passione sfrenata e maniacale per tutto quello che è precedente all’era internet, esattamente quando la non-music già esisteva e aveva altri medium. Un’esperienza d’ascolto così avvolgente, decisamente intrigante e ricca di molteplici sfaccettature è accompagnata ad arte da una gestione delle tracce un po’ schizoide. Infatti la durata delle incisioni è in principio di poche decine di secondi mentre nelle altre aumenta, spesso rimanendo di difficile decifrazione nelle cesure. Un ulteriore elemento che tende non tanto a confondere quanto a costringere ad un’attenzione più vigile e gratificante.

 

Tarab + Artificial Memory Trace – Obex