Objekt – Flatland

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CD – PAN

Da Berlino, attuale capitale mondiale dei suoni electro-techno, arriva questo album di debutto di Objekt – scritto fra il 2012 e il 2014 – e pure se per queste uscite anche un solo anno può sembrare un’enormità, qui la freschezza è indubbia e bene ha fatto la PAN a presentare l’opera nelle sue cesure così metropolitane, sintetiche, astratte e crude ma anche particolarmente dettagliate. Flatland – e immaginiamo che il riferimento letterario sia al classico fantastico di Edwin Abbott Abbott, date le matematiche sequenze inanellate – noi lo possiamo utilizzare come combustibile per infiammare la pista ma certo non sfigurerebbe nemmeno utilizzato per ascolti metropolitani e avveniristici, esattamente su quel crinale periglioso che pochi artisti techno possono permettersi. Quella della stilizzazione del suono in Flatland è – infatti – un’attenzione ricorrente lungo tutte le undici differenti tracce, a prescindere dall’essere oppure no un disco da club. La tavolozza dei suoni agita è particolarmente vivida per il genere, rifuggendo anche le abbastanza consuete tentazioni penitenziali di certe sequenze metronomiche. Da non perdere sono i passaggi più ambientali e multisfaccettati, come pure fa capolino fra i solchi una certa dubby di matrice teutonica condita da vocoderizzate sintonie. La linea tra ciò che la musica elettronica definisce a livello sperimentale e nei generi specifici è diventata maggiormente separatrice che in passato: qualsiasi lavoro come questo, che ci riporti a un modernismo ancestrale, può essere solo ben accolto, sperando che tutto, in altri casi, non sia ridotto ad una questione meramente di estetica retro-future vintage. L’uscita, oltre che in cd, assecondando una certa feticizzazione dell’offline, vede la luce anche in doppio vinile da 140 grammi, esattamente quello che nei club risulta meno oggetto a graffi e usura.

 

Objekt – First Witness