The Time Machine, Simulation Of Scientific Documentation – Lawrence Lek

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Il simbolista francese e seminale scrittore di fantascienza Alfred Jarry propose nel 1893 il termine Patafisica combinando una sorta di pseudo-scientifica domanda e l’attitudine surrealista per l’assurdo che era conseguente alla scienza delle soluzioni immaginarie. L’universo patafisico di Jarry comprende le idee e le macchine che sfidano le consuete leggi della fisica. Nel 1899 – infatti –Jarry pubblicò l’articolo “Come costruire una macchina del tempo”, testo attraveso il quale descrive e fornisce le dettagliate specifiche idonee alla costruzione di una macchina siffatta, costituita da nastri ruotanti di quarzo, rame ed ebano, motori elettrici e magneti. Lawrence Lek, eclettico scultore londinese, ha creato all’uopo un dispositivo cinetico basato sulle descrizioni giroscopiche di Jarry. La documentazione video dell’opera non a caso sovrappone le immagini grezze della macchina da presa in movimento agli stessi dettagliati progetti della scultura. Una narrazione che descrive al tempo stesso sia la costruzione del dispositivo che le istruzioni per spostarsi avanti e indietro nel tempo. Girato (o post prodotto) contrastando il bianco e nero in maniera decisa e con le sfocature tipiche della cinematografia d’antan, accentuata da ombre drammatiche, Lek ha creato una simulazione fittizia della documentazione scientifica. Il gioco di ombre, le tecniche compositive e l’uso del montaggio ricordano anche i film che Lazlo Moholy-Nagy ha partorito nel suo Space Light Modulator nei primi anni 1930. La coreografia stroboscopica di parti di macchine e dei dinamici giochi di luce crea un effetto ipnotico sulla percezione dello spettatore, paralizzando temporalmente, al fine di rallentare o accelerare il tempo. Paul Prudence

 

Lawrence Lek – The Time-Machine