Glitch Reality II, interpretazioni digitali (tangibili)

Glitch Reality II

Cosa succede se digitalizziamo un oggetto fisico e poi lo riportiamo al suo stato iniziale, utilizzando tecnologie 3D? Il designer inglese Matthew Plummer-Fernandez con l’opera Glitch Reality II ha sperimentato un intero ciclo di digitalizzazione e ritorno alla dimensione materiale di un comune servizio da the. Servendosi di uno scanner laser (uno strumento che è in grado di scansionare per intero oggetti tridimensionali), ha digitalizzato una tazza con piattino, una teiera e un bricco da latte. Il file risultante (già di qualità grossolana) è stato poi solo lievemente ritoccato da Plummer-Fernandez che lo ha poi elaborato con un software di modellazione, stampandolo infine con una stampante 3D. Ritrasformati in se stessi tazza, teiera e bricco hanno assunto un aspetto bizzarro, come fossero “reperti” futuri di un’era passata. Forse scelti appositamente, oggetti così quotidiani ricordano quelli dei corredi tombali che troneggiano nei musei archeologici. Ma gli orli sbreccati non sono in questo caso causati dall’uso e dal deperimento, ma dalla perdita di dati avvenuta durante il processo di della digitalizzazione. Ed anche le forme panciute, ammaccate in ordinati reticoli, rimandano immediatamente alle convenzioni estetiche dei software per la modellazione 3D rendendo tangibile ed evidente il percorso della loro genesi. Con tale imperfetta materialità il servizio da te redivivo sembra (paradossalmente) testimoniare il limite dell’idea di digitalizzazione come mero strumento di conservazione. Ciò che senza dubbio risalta è il suo specifico ed inconfondibile tratto interpretativo.

Chiara Ciociola