Akousmaflore, music reactive plants

Akousmaflore

L’immagine di un paesaggio incantato nel quale le piante accompagnano il passaggio dei visitatori con suoni e canti è un elemento ricorrente nella letteratura ed in particolare nella poesia. E’ una suggestione che ha sedotto anche il mondo dell’arte dove, incontrandosi con le tecnologie, ha finito per favorire la nascita di un nuovo genere: quello delle audio-installazioni interattive ambientate nella natura. A partire da Green Music, l’installazione realizzata da John Lifton alla fine degli anni Sessanta, passando per i Pieces for Plants della Masaoka, fino al recente Akousmaflore dei francesi Scenocosme (Grégory Lasserre e Anaïs met den Ancxt), è possibile seguire il filo rosso di una comune inspirazione. Ciò che collega i progetti citati, ma anche moltissimi altri del tutto analoghi, è il desiderio di fornire una rappresentazione della dimensione sonora che avvolge invisibilmente ciascun contesto abitato da piante. L’azione di ibridare piante e tecnologie digitali può essere letta dunque come un tentativo di portare alla luce le interazioni che scaturiscono dall’incontro tra il campo elettrico che ci circonda (la nostra aura) e un qualsiasi ambiente naturale. Si tratta – senza dubbio – del presupposto alla base della nuova installazione degli Scenocosme: un giardino di piante e fiori interattivi che si trasforma, reagendo ai gesti e ai movimenti del visitatore, in un’orchestra floreale. Inserendo piccoli sensori nelle foglie gli artisti francesi trasformano alcune piante in strumenti musicali ma – al tempo stesso – sottolineano anche una delle caratteristiche naturali proprie delle piante, ovvero l’agire come un elemento vivo e sensibile alle modifiche che intervengono nel proprio ambiente. La circostanza che le vibrazioni sonore che si producono all’interno di Akousmaflore sono l’output di alcune tecnologie digitali (il fluire dei suoni non è altro che un fluire di dati) introduce un ulteriore elemento di interesse nell’installazione: l’ambiente naturale può essere interpretato anche come luogo d’interazione tra elementi biologici e loro rappresentazioni numeriche.

Vito Campanelli