Florian Wittenburg – Kranenburg Tree

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CD – Edition Wandelweiser Records

La suggestione è quella di un piccolo albero, che Florian Wittenburg ha scoperto presso l’ex stazione ferroviaria della cittadina tedesca di Kranenburg, in Bassa Renania. È stata in particolare una fotografia di questo albero a servire da modello per alcuni schizzi elaborati in MetaSynth, un software che è un vero e proprio laboratorio personalizzabile di musica elettronica e sound design,che con uno dei suoi strumenti in particolare permette letteralmente di dipingere il suono, traducendo il colore e la luminanza in volume e orientamento spaziale. Dalla foto si sono ricavati 4 schizzi e di conseguenza la composizione è stata sviluppata in 4 parti. Da un suono semplice – un ramo – nasce così una struttura sonora alquanto complessa. Dice Wittenburg che comporre gli intermezzi per i pezzi principali in MetaSynth è stato piuttosto difficoltoso fino a quando non gli è venuto in mente di utilizzare un espediente cageano: dare spazio al silenzio. “Ad un certo punto ho iniziato a notare i suoni ambientali, come il rumore del riscaldamento o il canto degli uccelli, forse già realizzando che il silenzio assoluto non esiste”. Il riferimento del sound artista berlinese è naturalmente agli esperimenti di John Cage nella camera anecoica di Harvard, nel 1951, quando il maestro statunitense realizzò che il silenzio assoluto non esiste, ascoltando il suo stesso sistema nervoso e il suo sangue in circolazione. Non c’è silenzio da nessuna parte ed è doveroso citare a tal proposito un’altra grande compositrice americana, Pauline Oliveros, secondo la quale in quella stanza Cage in realtà stava ascoltando i suoni provocati dalle avvisaglie dell’ictus per cui sarebbe morto. Secondo Oliveros, in quella stanza, Cage aveva sentito il suo futuro – il futuro della musica – e qualcosa di simbolico e predittivo in questo aneddoto sicuramente ha colpito nel segno se oggi quelle intuizioni sull’insensatezza del silenzio si sono pienamente realizzate. Lo spazio concettuale e pratico di Kranenburg Tree è allora presto definito, ciascuno dei quattro pezzi dura sei minuti e undici o dodici secondi e sono separati da un minuto di silenzio. All’ascolto, nonostante l’origine organica della struttura compositiva, il flusso non è affatto quietistico, al contrario, lo spaesamento è continuo, con droni piuttosto alti e un complessivo effetto di ambientazioni inabitabili, eteree e siderali. Nella prima parte è un drone dilatato e sibilante a tenere la scena e l’intensità aumenta nella seconda parte, dopo il silenzio nel quale continua qualcosa a striderci nel cervello. I silenzi funzionano bene come interruzione di questi momenti sonori compatti e nella terza parte un drone statico impercettibilmente s’allenta, con i suoni che diventano sempre più alleggeriti e impermanenti. Nel quarto movimento la tensione cresce dal silenzio e in qualche modo questa è anche la parte più contemplativa dell’opera.