Cut Worms – Breath Mule

cutwormsok

CD – Opa Loka

Richard van Kruysdijk, aka Cut Worms, torna sui passi delle sue due precedenti uscite sempre su Opa Loka – Cable Mounds e Lumbar Fist – ribadendo in Breath Mule una distintiva e ibridata estetica che si può situare nelle relazioni non proprio immediatamente evidenti fra rumore, dissonanze e melodie. L’artista olandese non utilizza in alcun modo ritmi o loop prefabbricati e ogni sua composizione scaturisce in maniera abbastanza intuitiva e avventurosa dalle manipolazioni di semplici sorgenti elettroniche, principalmente generate da un synth monofonico (Moog Werkstat) e da uno o più autoharp (Suzuki Omnichord), strumenti per mezzo dei quali non gli è difficile imprimere una particolare impronta sonora, allo stesso tempo classica e futuristica. Cut Worms mantiene le sequenze abbastanza minimali e ripetitive, in questo apparentandosi alle prime sperimentazioni ambient di matrice “non colta”, tipiche del periodo a cavallo fra fine anni settanta e primi ottanta. L’infatuazione per quelle scene sembra evidente anche nel caso di una citazione illuminante di un aforisma di Peter Christopherson dei Throbbing Gristle: “puoi fare una canzone con due accordi, ma perché usarne così tanti?” Evidentemente prevale un certo senso d’atmosfera e il carattere discreet degli inviluppi riporta ancora alle teorizzazioni di Brian Eno e compagni, musicisti che hanno popolarizzato a loro volta le intuizioni seminali di Terry Riley e Philip Glass, o quelle addirittura ancor più pregresse e geniali di Erik Satie. Solo “Slashed Hostage”, l’ultima e più estesa composizione di quasi dodici minuti, si allontana un pochino dal canovaccio prima dipanato, risultando particolarmente umbratile e industrialeggiante, sorprendendo anche per i testi, quelli tradotti in inglese di una poesia di Giacinto Scelsi, a sua volta raffinato e controverso compositore, primo seguace della dodecafonia in Italia, nonché sincero precursore di alcune forme di minimalismo. Si completa quindi una sorta d’ascendenza stilistica, sempre rifuggendo tentazioni decisamente decorative o cinematiche, non adagiandosi in contrapposizioni strutturali insistite, lasciando a ciascuna composizione il tempo e lo spazio per sedimentare i toni e le trame, principalmente tenuti nel registro delle frequenze più basse. È nel complesso un suono denso e coinvolgente ed è un peccato che questo sia annunciato come l’ultimo album di van Kruysdijk sotto il moniker Cut Worms, anche se non è certo escluso che altre sperimentazioni vedranno nei prossimi anni protagonista questo specialista di ambienti sonori.

 

Cut Worms – Breath Mule