Emanuele Ponzio – Immagine in tempo reale – Storie, pratiche, teorie per un’introduzione alla performance audiovisiva

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Mimesis Edizioni, ISBN-978-88-5754-212-6, Italian, 304 pages, 2019, Italy

In molte delle pratiche artistiche contemporanee le conseguenze di alcune sperimentazioni oramai lontane temporalmente riescono ancora a imporre nuovi significati e a determinare inedite evoluzioni e fronti stilistici. Certe idee ritornano, a volte sviluppandosi in maniera imprevedibile e nel rapporto fra musica e immagine questo è ancora più prorompente, soprattutto nel confronto con quello che le differenti tecnologie in ogni epoca possono offrire come sponda più immediata a concetti, teorie o semplicemente a pulsioni estetiche. L’evoluzione dei supporti tecnologici e il passaggio definitivo al digitale sono ciò che ha permesso un next level in tutto ciò che concerne il sofisticato miscelaggio e l’elaborazione di immagini in tempo reale. Seppure rimane – e rimarrà forte – il fascino e la nostalgia delle fasi di transizione, di quando in consolle campeggiavano mixer video, computer, videoregistratori e valige piene di cassette VHS. Emanuele Ponzio ha vissuto in prima persona questo passaggio e dell’arte di manipolare in tempo reale le immagini, quindi in performance dal vivo, ha esplorato ogni meandro, dal Vjing più diretto e immediato – in funzione dance – al live cinema e al videomapping, non escludendo anche tutto quello che di visuale può essere organizzato in video-installazioni e mostre d’arte. Il suo Immagine in tempo reale – Storie, pratiche, teorie per un’introduzione alla performance audiovisiva si dipana in guisa di un’intrigante ricognizione storica di quello che è il rapporto suono-immagine alla quale s’affianca una originale esplorazione delle tecniche d’espressione visuale che hanno segnato in particolare le ultime due decadi. Poco importa che alcune di queste forme di spettacolarizzazione stiano forse già vivendo un momento di ripensamento e riflusso. Questo è insito in ogni forma artistica della postmodernità, anzi, al contrario, è forse proprio il momento giusto per fare i conti con quello che è stato e prepararsi a quello che ci aspetta, un prossimo salto epocale al bivio ineludibile che le generazioni nate con TikTok sperimenteranno una volta adulte. La collisione fra musica e immagine è sempre vivissima – insomma – e portatrice di riflessioni storiche e teoriche, nel libro documentate con efficacia e meticolosità a partire dagli inizi del Novecento, dalle prime sperimentazioni delle avanguardie storiche alla poesia ottica, dall’arte nel cinema alla videomusica, da Nam June Paik a MTV, passando in rassegna naturalmente anche i light show psichedelici degli anni settanta e l’obliquo cinema di Andy Warhol. Bisogna arrivare al capitolo numero sei per entrare più dettagliatamente nel merito di quella che è stata l’ascesa e l’affermazione del Vjing, che è poi il focus degli interessi di Ponzio e forse la scintilla seminale dello stesso libro. Ape5 – questo il moniker utilizzato dall’autore nelle sue performance – sottolinea come le tecnologie digitali alle soglie del duemila abbiano permesso a molti di passare da meri fruitori passivi ad attivi produttori di contenuti. Tutto ciò all’insegna del motto neo-situazionista don’t hate the media, became your media che diventa un attestato politico della riappropriazione dei mezzi di comunicazione di massa. Il passaggio alla tecnologia digitale e l’esplosione della rete internet, avvengono soprattutto negli anni di protesta dei movimenti “no global” da Seattle 1999 a Genova 2001. Il live visuals soprattutto in Italia nasce in questi contesti contro-culturali e luoghi di sperimentazione d’eccezione divengono i rave e gli spazi occupati dove si formano i primi collettivi di Vjing. In questo primo periodo di sperimentazioni l’ibridazione fra contesti spettacolari differenti nel Vjing è molto forte, tanta è la mole di riferimenti estetico-formali a disposizione degli artisti. Si deve attendere il passaggio completo dalla tecnologia analogica a quella digitale al fine di approdare a un’estetica più minimalista che parallelamente all’avvento della glitch music produrrà opere ancora più astratte, ieratiche e di grande valore. La documentazione di performance, progetti, convention ed eventi vari – relativi sia alla scena italiana che internazionale – è davvero imponente e particolare attenzione è anche riservata ai setting messi in opera, sia sul versante della strumentazione che dei software utilizzati. Ponzio con estrema onestà intellettuale registra adesso anche una certa saturazione del fenomeno, l’eccessiva standardizzazione formale, l’assenza di una progettualità a largo raggio, convinto comunque che una così ricca eredità artistica non andrà dispersa ma concorrerà nel dar vita a nuove forme artistiche ed elementi di collisione fra suono e immagine.

 

EraSer + ape5 – Future Sounds Like Past Toys