Celer – Xièxie

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2CD – Two Acorns

La parola 谢 谢 (xièxie) è composta da due caratteri cinesi, la cui traduzione significa “grazie”, forse un semplice omaggio alle persone incontrate durante un viaggio fra Shanghai e Hangzhou, che l’autore Will Long ha compiuto nel 2017, oppure – in maniera altrettanto probabile – xièxie è l’espressione più facile da pronunciare in una lingua che per noi occidentali è alquanto ostica. La pubblicazione del progetto si deve alla Two Acorns e per l’occasione Long ha utilizzato il suo alias Celer, organizzando in maniera impeccabile field recording e calibrati droni sonori, disposti in undici tracce dal gusto estremamente cinematico, dilatatissime e godibili, suddivise in un doppio cd. È una sorta di audio-diario, insomma, traduzione in forma poetica di quelle che sono le suggestioni indotte dall’attraversamento di luoghi e situazioni, passando fra differenti ambienti e con variabili condizioni climatiche, alternando tramonti e luci al neon, risvegli e mercati, natura e metropoli, bagliori e nebbie. L’impianto non è mai dissonante, sensibilissimo e quietista, attento a una resa estetica distillata e dolce. Celer cerca di far risuonare le atmosfere dei posti attraversati, ma è comunque sempre una melodia interiore a scaturire, come se di determinati spazi riuscissimo solo a cogliere quello che è già nella nostra testa, in un transfert che sposta schemi di sentimenti ed emozioni da un contesto all’altro e dove gli schermi HDTV di un megastore facilmente possono diventare qualcos’altro, semmai astri artificiali. Anche le voci vengono registrate non per quello che dicono ma per la loro predisposizione esotica nel presentarsi come forme di musicalità e le sequenze – pure le più fangose – vengono predisposte sempre per ammaliare, per sedurre, per trasportare l’ascoltatore in una dimensione sospesa, un po’ magica e introversa. Ogni transito è ingannevole – può riportare e riporta a ulteriori riferimenti – e i tempi sono ciclici, come in un continuo prodursi e disfarsi, in sequenze eterne ed infinite. L’autore è lì – sul posto – e non compone all’interno di un vuoto: tramite riferimenti reali può solo parzialmente cercare di filtrare il suo dialogo privato, o almeno arrivare a governarlo. La realtà è quello che dà l’impulso, ma poi tutto è un po’ vago, ha bisogno d’ulteriori suggestioni per evolvere in strutture musicali compiute. Viaggiare apre ulteriori porte e per Celer è alquanto improbabile interrompere il proprio flusso musicale fatto di momenti tradotti in suono. Non rimane che ringraziare, un po’ ossessivamente, “grazie, grazie”. Queste parole anch’esse risuonano come un mantra personale che ci riconnette a un quotidiano estetizzato e per questo più sopportabile.

 

Celer – Xièxie