Urbanfailure – Radical Rest

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LP – Urbsounds

È un’elettronica stradaiola, cibernetica e astratta quella dello slovacco Michal Lichý, aka Urbanfailure, attivo dalla fine degli anni novanta ed avvezzo ad una raffica di ritmi crudi e sequenze multiformi, sonorità apparecchiate grazie anche a sintetizzatori, drum machine ed effetti. Un set-up che è configurato alla bisogna per dar vita ad ambientazioni post-apocalittiche, grondanti intricati rumorismi e cesure brutaliste. Radical Rest è un album assai rappresentativo dell’impegno e della propensione musicale di questo artista, in forza alla Urbsounds Collective ed attivo nella crew che organizza i Vermin party. L’impianto, infatti, è di chiara derivazione live e la decostruzione del rumore in tempo reale appare come una sintesi di un utilizzo del suono in maniera diretta, senza particolari fronzoli e concettualismi, seppure l’approccio risulta essere alquanto labirintico, mobilissimo e di derivazione industriale. Già dalla prima traccia, “Caught”, la radicalità delle cesure è manifesta e riflette della stessa urgenza e del gap che anche in altri paesi post-sovietici la comunità dei musicisti ha dovuto affrontare, affrettandosi a colmare le lacune e nel dar libera espressione dell’immediatezza dei tumulti sociali attraversati (o subiti). In “Spread Exploded” l’incedere è ancora più aggressivo, muscolare e la bassline palpitante. Alla stessa maniera anche in “Amn T_kn0l0GY” Lichý non si discosta troppo da stilemi anni novanta e “Dystopian Future” testimonia d’un approccio macchinico e incompromissorio. Sotto le influenze della techno, del punk, dell’industrial e del noise è ancora evidente il fai da te che come un gigantesco frullatore sminuzza le esperienze che arrivano da oltre cortina vibrando poi d’energia grezza e sintetica. Urbanfailure, tuttavia, non è mai banale e la sua arte sonora sembra consistere proprio nell’elaborazione originale di tutte queste suggestioni, voltate in tessiture ritmiche ed ipnotizzanti passaggi, droni e malsani ganci rumoristici. Radical Rest è sul crinale fra la sperimentazione e un utilizzo dance in contesti radicali ma la sua spontanea energia unita ad un gusto non convenzionale fa di questo progetto anche un fulgido esempio di come le subculture possano propagarsi ad ogni latitudine. Naturalmente sarebbe difficile applicare pedissequamente uno schema di decofica analitica e/o stilistica, riferendolo a queste registrazioni, ma crediamo che in fondo – in questo caso – un tale resoconto non sia nemmeno particolarmente interessante.

 

Urbanfailure – Radical Rest