Bart van Dongen & Richard van Kruysdijk – One Two Three Four Five

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CD – Opa Loka

Bart van Dongen & Richard van Kruysdijk, ben oltre la specifica tradizione contemporanea del piano preparato, operano oggi dando vita a una coerente e ancora musicalissima collaborazione, utilizzando quello che sicuramente è il più classico fra gli strumenti, ibridandone le sonorità con svariate manipolazioni elettroniche e acustiche, campionamenti ed effetti dal vivo. Le sovrapposizioni non sono mai radicali e dissonanti: che il pianoforte possa essere pervertito nella sconfessione della sua classica genesi virtuosa è oramai solo un ricordo lontano. Piuttosto si tratta, crediamo, di estendere il campo d’azione dello strumento, portandolo a confrontarsi con elaborazioni più eteree, fra acustico e digitale, cercando una sintonia e facendo uso di effetti neanche particolarmente sofisticati (Omnichord, Kaoss Pad, campionamenti molto elementari). Sono cinque le tracce presentate, esecuzioni piuttosto brevi come “Three”, di soli 2′ e 26”, o più estese come “Two”, di 14′ e 12”, ma che anche potrebbero essere considerate come un continuum dalle suggestioni raffinate, eleganti, con pattern ritmati accuratamente dettagliati, sempre al limite d’un gusto anche improvvisativo. Il pianoforte – a volte preparato e altre no – viene utilizzato da van Dongen distillando flessuose melodie ma anche, in minor misura, incedendo con fare percussivo. L’ambientazione è complessivamente un po’ melanconica e sognante, con abbondanza di passaggi emotivi, diradate arie e risonanze, in una relazione gentilmente vicendevole fra gli elementi messi in campo. Insomma, non è che manchino del tutto i momenti più drammatici o viscerali, oppure i rumori secchi, le piccole micro-emergenze auditive amplificate – ad esempio il rumore degli stessi tasti – e le evoluzioni più fluide, avvolgenti e avventurose. Quello che sembra veramente importante per il duo, tuttavia, pare soprattutto riferirsi a una concordia di stile e sostanza, nella quale la tradizione delle radici classiche del pianismo si sposa con la sound art e il multistrumentismo di Richard van Kruysdijk, mantenendo toni dotti e rispettosi, probabilmente anche confezionati in funzione di prossimi live, che sicuramente all’inconsueto combo non mancheranno nei rituali spazi riservati a questo genere di proposte. L’accuratezza, la misura e l’eleganza degli intrecci di One Two Three Four Five si prestano infatti anche al gradimento d’un pubblico non di nicchia e non esperienziato nelle spesso contorte produzioni di certa nuova musica da camera. Il concettualismo è ridotto all’essenziale, alla sola idea d’avvalersi d’un costante contributo elettronico e quello che per molti potrebbe essere un limite per altri sicuramente costituirà una novità e un motivo di popolarizzazione di contaminazioni che per il grande pubblico non sono ancora scontate

 

Bart van Dongen & Richard van Kruysdijk – One Two Three Four Five