Infinity Room, unquantifiable time and space

InfinityRoom

Nord, Sud, Ovest, Est. Un metro, un piede, un miglio, un pollice, un pixel. Buona parte della nostra serenità spesso deriva da certezze, da sovrastrutture, da unità di misurazione, dal rispetto dei ruoli, dalla conoscenza dello spazio e del tempo. I nostri sensi ci guidano per esplorare il mondo che ci circonda, eppure spesso non basta. Molte volte, infatti, è necessario arrendersi all’idea che non tutto sia misurabile o universalmente conoscibile. La mente umana è così complessa, così profondi i nostri stimoli, da renderci esseri viventi costantemente alla ricerca di nuove esperienze sensoriali.
Presso lo Zorlu Performing Art Center di Istambul è stata recentemente presentata l’installazione Infinity Room dell’artista turco Refik Anadol che, in un progetto più vasto di studi sulle realtà immersive, ha concepito una stanza dove il fruitore possa avere la percezione di essere fisicamente presente in un mondo non fisico. La proiezione di un’animazione cinetica 3D basata su algoritmi crea una serie di pattern di luci che danzano sulle pareti della stanza fino a plasmarle in nuove forme in movimento, eludendo la percezione umana e creando l’illusione di una dimensione diversa da quelle conosciute. Una stanza per compiere un viaggio non solo visivo, ma musicale e sensoriale che voli altrove, trasportando il visitatore in una realtà mutevole, inaffidabile eppure convincente. Un’esperienza per mettere a dura prova la razionalità e la costante ricerca umana di punti di riferimento. Un luogo dove il tempo e lo spazio perdono le proprie caratteristiche analogiche di misurabilità: la stanza dell’infinito. Benedetta Sabatini

 

Refik Anadol – Infinity Room