GoatMan, prosthetics to live as a goat

GoatMan

C’è una nuova maniera d’intendere le protesi (complesse), non come strumento per “arricchire” il corpo di facoltà espanse, né per sostituire le parti che sono state eventualmente perse, ma per procedere verso uno stato completamente diverso e che invece limiti il corpo per testare la sua naturale attitudine ad adattarsi anche sotto condizioni estreme. Questo approccio è stato adottato da diversi artisti, che hanno sperimentato il coinvolgimento nel cambiamento del corpo all’interno di performance, eventualmente associandolo con la creazione digitale di protesi personalizzate, create proprio in una vasta gamma di possibili condizioni inesplorate. Il progetto di Thomas Thwaites “GoatMan” rispecchia in pieno queste qualità ed è destinato ad investigare come potrebbe essere vivere come una capra. Thwaites è un designer concettuale ed in questa veste ha commissionato – per essere adattate alle sue braccia e alle gambe – specifiche protesi personalizzate al fine di poter camminare come un quadrupede. L’artista ha studiato le capre insieme a biologi comportamentali e ha perfino preso in considerazione di costruire uno stomaco artificiale che possa lavorare con i batteri digerendo correttamente l’erba alla stessa maniera di quello d’una capra. Egli in realtà ha trovato un modo per vivere qualche giorno come una capra e tra capre reali, in una fattoria nelle Alpi svizzere, tanto che anche il capraio addetto ha riconosciuto che a quanto pare è stato accettato nella loro comunità. L’autore ammette che il distacco dalla natura umana – e soprattutto dal modo di pensare umano – è tra i più difficili da esplorare in modo efficace e che a volte, a questo proposito, può essere di sollievo semplificare la vita ad un livello completamente inesperto. Questo stato alterato ha poi anche profondamente influenzato la percezione del sé, sostanzialmente spingendo l’artista oltre i suoi stessi limiti. Thwaites ha definito la sua condizione temporanea come un “animale non umano” intrinsecamente affermando che il post-humanism potrebbe sicuramente avere a che fare con il concetto di “de-evoluzione”, piuttosto invece che il contrario.

 

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