Caress Of The Gaze, like technological animals

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Per cause e in un periodo ancora da definire che si aggira tra i sei e i due milioni di anni fa, il genere umano ha lentamente perso il pelo spesso, lungo e denso che ricopriva il suo corpo. Per proteggerci dalla nudità, dal freddo e dagli sguardi altrui, nel corso dei secoli abbiamo utilizzato una vasta serie di materiali: dalle pelli animali alle stoffe, dando vita, inconsapevolmente prima e maniacalmente poi, ad un impero economico ed artistico che nei secoli recenti abbiamo chiamato “moda”. Mentre nei primi ominidi l’abbigliamento era strettamente legato alla sopravvivenza, da un certo punto in poi della storia umana fino al raggiungimento dei nostri tempi, esso ha assunto una ricchissima importanza sociale, entrando a far parte, a pieno titolo, della cultura di un popolo o di un’epoca storica. Caress of the Gaze, opera nata dalla preziosa ricerca dell’architetto e designer Behnaz Farahi, raggiunge un livello altissimo nel dibattito già aperto della stampa 3D, delle interfacce e della tecnologia indossabile. Grazie allo studio e all’applicazione di attuatori in lega a memoria di forma (SMA) e ad un esperto uso della stampa 3D, l’iraniana Farahi “riveste” la sua modella di penne artificiali, forse di aculei o squame, di una seconda pelle sensiente che, imitando la reazione umana della pelle d’oca, reagisce allo sguardo altrui con un movimento tanto realistico quanto affascinante. Come un nuovo rito di accoppiamento, Caress of the Gaze respira, intercetta, si muove e vede anche cose che chi la indossa non vede. Un terzo occhio, dunque, oltre che una seconda pelle. E’ questo il compito della pelliccia dell’animale del futuro? Benedetta Sabatini

 

Caress of the Gaze