A Quiet Desert Failure, be patient, the desert is coming

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Sii paziente, il deserto sta arrivando Ogni anno l’umanità perde circa sette milioni di ettari di terreno fertile grazie all’avanzamento delle aree desertiche del mondo, fenomeno noto come desertificazione. Le maggiori cause, oltre ai cambiamenti climatici, vanno sicuramente individuate nei comportamenti antropici quali pascoli eccessivi, tecniche agricole inadatte, disboscamento, inquinamento… Il Sahara, con i suoi oltre 9 milioni di chilometri quadrati di estensione, è il deserto caldo più grande del mondo e l’artista Guido Segni (ennesimo nome d’arte dell’italiano Clemente Pestelli) ha deciso di mapparlo tutto. Ovviamente non è lui a fare “il lavoro sporco”, ma un instancabile bot che ogni 30 minuti, oramai da qualche tempo, posta su una pagina Tumblr un’immagine del deserto proveniente dai database di Google Maps. La performance, che collezionerà un milione di campionature del deserto del Sahara, è incentrata sul meccanismo di produzione e riempimento dei luoghi di riferimento fisici di internet (i data center) con informazioni apparentemente inutili e avrà una durata di circa 50 anni, un tempo decisamente esteso per un’opera d’arte digitale. Nessuno può sapere se il server di Google, l’archivio Tumblr, la stessa rete Internet o gli spettatori vivranno abbastanza per vederne la fine. Si può sfruttare l’attesa notando un per nulla velato binomio “abuso della tecnologia”/“desertificazione” che suona come una forte, terribile, già risolta accusa. Un fallimento, appunto. Il deserto. Benedetta Sabatini

 

Guido Segni, A quiet desert failure 1