REMAP, robotic tape access

Remap

Una interessante categoria che richiede corrette analisi è quella del “remake” media-art. Gli esempi proposti dalla avanguardie storiche recuperati dagli attivisti di oggi, e quando è possibile alcuni concetti – come la copia, il remake, la riappropriazione, l’interpretazione o il kitsch (nel senso della ripetizione narcisistica dello status quo) – possono forse essere utili per la nostra comprensione della scena contemporanea. Un’opera fondamentale di Nam June Paik, Random Access (1963), era un prototipo per la composizione interattiva ed era stata realizzata collegando strisce di nastri audio su un muro. I visitatori erano poi invitati a far scorrere una testina di lettura sulla superficie della parete per dar vita a loro piacimento al segnale registrato sul nastro, accedendo magneticamente alle informazioni audio codificate, come nella lettura in braille che avviene utilizzando per contatto le punte delle dita. Signal-to-Noise è un collettivo artistico che ha presentato diversi “remake” di questo lavoro storico, creando il primo Analogue Tape Glove (2010), e poi una serie di installazioni intitolate Sonophore (2011), le quali hanno riproposto la stessa forma di interazione, grazie proprio all’integrazione di una testina per nastro magnetico in un guanto dotato di un trasmettitore audio wireless e distribuendo tracce di nastro audio – da esplorare con il guanto – attorno allo spazio espositivo per il pubblico. REMAP (2014) è l’ultimo lavoro di questa serie che invece roboticizza questo gesto di lettura non lineare posizionando la testina del nastro su una vecchia penna plotter del 1980. Il plotter sposta la testina di riproduzione su una superficie coperta di nastro magnetico sbobinato da cassette audio. Questo matrimonio idiosincratico di tecnologie obsolete – inoltre – viene controllato da un utente attraverso il touch screen di un dispositivo tablet.

 

REMAP: Roland Electro-Mechanical Audio Plotter from Signal to Noise